NOTIZIE E NEW SU FUNGHI E MICOLOGIAAcari nelle uova, da Bari il gruppo di ricerca per stanare i parassiti utilizzando Funghi L’obiettivo dello studio, il cui responsabile scientifico è Claudia Cafarchia (Professore associato di Parassitologia presso il dipartimento di Medicina Veterinaria), è quello di scoprire metodi di trattamento delle infestazioni parassitarie evitando la presenza di insetticidi/acaricidi nell’ambiente e nelle uova e riducendo la resistenza dell’acaro ai prodotti chimici utilizzati Dal 2014 i gruppi di ricerca dell’unità di Parassitologia e Micologia (coordinata dal Prof. Domenico Otranto) e di Patologia Aviare (coordinata dal Prof. Antonio Camarda) del Dipartimento di Medicina Veterinaria (DIMEV) dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro studiano il controllo delle infestazioni di acari (Dermanyssus gallinae) nelle galline ovaiole, attraverso l’impiego di metodi di lotta biologici, alternativi a quelli chimici che hanno causato il recente rinvenimento del fipronil in uova destinate al consumo. L’obiettivo dello studio, il cui responsabile scientifico è Claudia Cafarchia (Professore associato di Parassitologia presso il DIMEV), è quello di scoprire metodi di trattamento delle infestazioni parassitarie evitando la presenza di insetticidi/acaricidi nell’ambiente e nelle uova e riducendo la resistenza dell’acaro ai prodotti chimici utilizzati. L’acaro rosso del pollame, Dermanyssus gallinae, è uno tra i più dannosi ectoparassiti che colpisce in tutto il mondo gli allevamenti di galline ovaiole, causando diminuzione della produzione avicola, mortalità animale e trasmissione di microrganismi come la Salmonella (quest’ultimo aspetto ampiamente studiato dal team di ricercatori coordinato dal Prof. Camarda). L’eliminazione di questo parassita è un procedimento costoso e non sempre efficace, poiché l’acaro è resistente ai prodotti chimici comunemente utilizzati quali organofosfati, carbamati e piretroidi, il cui uso improprio, peraltro, può causare presenza di residui nelle uova commercializzate. Limitare l’uso dei prodotti chimici è invece possibile attraverso una lotta biologica basata sull’impiego di funghi (Metarhizium anisopliae s.l. e Beauveria bassiana s.l.). Gli studi in vitro condotti presso l’unità di Parassitologia e Micologia del DIMEV e pubblicati su una prestigiosa rivista internazionale hanno dimostrato che i ceppi di un fungo presente nell’ambiente (Beauveria bassiana) causano mortalità del 100% dell’acaro entro 15 giorni dal contatto, grazie alla capacità di questi funghi di penetrare la cuticola degli acari e produrre sostanze ad attività insetticida/acaricida. La stessa cuticola influenza selettivamente la proliferazione e la germinazione del fungo che, in circa 5 giorni, genera nuovi conidi infettanti per altri acari, presenti nella stessa popolazione. Il limite principale di questa lotta biologica è rappresentato dal lungo tempo d’azione del fungo (circa 12 giorni) rispetto all’efficacia immediata (circa 24 ore) dei prodotti chimici. Su quest’ultimo aspetto i ricercatori del DIMEV stanno sperimentando metodi per ridurre i tempi di azione del fungo e per aumentarne l’efficacia, anche attraverso l’associazione con olii essenziali. L’utilizzo di funghi entomopatogeni potrebbe rappresentare una opzione d’intervento innovativo e rispettoso dell’ambiente, visti gli effetti benefici nel lungo periodo e la riduzione dei rischi legati all’utilizzo improprio di prodotti chimici per l’ambiente, per l’animale e per il consumatore finale. Tratto da: https://www.borderline24.com Pleurocybella porrigens (Pers.) Singer, smascherata la tossina ? Un articolo sulla tossicità di questo fungo, da anni considerato un buon commestibile in Giappone. (Vedi o stampa articolo Pdf). Di Michael W. Beug email: beugm [at] evergreen.edu North American Mycological Association Mangia funghi velenosi, muore 79enne Si è sentito male sabato, è spirato nella notte tra lunedì e martedì. Si tratterebbe di Amanita phalloides. SERRAMAZZONI. È morto dopo avere mangiato per errore funghi velenosi scambiati per funghi commestibili. A perdere la vita è stato un 79enne di Serramazzoni. L’uomo si è sentito male sabato sera scorso ed è stato portato all’ospedale di Pavullo. Una volta qui, i sanitari hanno saputo dai familiari che l'uomo aveva mangiato funghi e hanno inviato i campioni al laboratorio specializzato a Parma; quando sono arrivati gli esiti positivi per avvelenamento, il 79enne è stato subito trasferito al Policlinico di Modena nel reparto di terapia intensiva. Ma purtroppo le sue condizioni sono andate peggiorando ed è sopraggiunta la morte nella notte tra lunedì e martedì. Nella giornata di mercoledì è stato celebrato il funerale nella chiesa di San Dalmazio con tantissime persone per l’ultimo saluto. Pare che ad avvelenare l'anziano siano stati alcuni esemplari di Amanita phalloides, che, secondo gli esperti, in alcuni stati vegetativi assomiglierebbe a funghi commestibili inducendo pare in errore più facilmente. Stando ad una prima ricostruzione, pare che lo stesso 79enne avesse raccolto i funghi che poi ha cucinato e mangiato Tratto da: Gazzetta di Modena, 15 agosto 2014 Tossine mortali trovati nei Tricholoma gruppo terreum. Ricercatori trovano due composti pericolosi in un fungo spontaneo mangiato in tutta Europa, e le sostanze chimiche potrebbe uccidere 23 giugno 2014 | By Hepeng Jia e ChemistryWorld Tricholoma terreum Tricholoma terreum considerato gustoso e sicuro, ma la nuova ricerca mostra che potrebbe essere mortale. Credit: Wikimedia Commons Un fungo selvaggio mangiato da foraggiare gli appassionati di tutta Europa è stato trovato per contenere tossine pericolose e potenzialmente letali. Gli scienziati cinesi credono di aver individuato le tossine di funghi che causano rabdomiolisi - una malattia a volte mortale che possono irreparabilmente danneggia i reni - che è stata segnalata per la prima 15 anni fa in Francia. Tuttavia, le tossine non sono stati isolati dal fungo Tricholoma equestre che è stato pensato per essere responsabile della morte, ma da Tricholoma terreum , suo parente stretto, mettendo in evidenza la complessità del fungo tossicologia. Questi scienziati raccomandano che le persone che foraggio per evitare di mangiare funghi entrambe queste specie. Sia T. equestre e T. terreum fanno parte di una famiglia di funghi selvatici che si pensava essere commestibile. Uno studio del 2001 ha riferito che tra il 1992 e il 2000 ci sono stati 12 gravi casi di rabdomiolisi umani che hanno portato a tre deaths.1 I casi si sono verificati circa una settimana dopo che i pazienti mangiavano funghi selvatici che si pensava essere T. equestre . Alimentando topi T. equestre e misurazione dei livelli di creatina chinasi nel siero - un indicatore per la rabdomiolisi - i ricercatori hanno concluso nel 2001 che questo fungo era il colpevole. Tuttavia, ad oggi, nessun lavoro è stato svolto per identificare esattamente quali sostanze chimiche nel T. equestre causa rabdomiolisi. Liu Jikai , uno scienziato senior presso Kunming Institute of Botany, Accademia Cinese delle Scienze campioni di entrambi, e il suo team raccolti T. equestre e T. terreum da sotto alberi di pino sulla costa sabbiosa della Francia sud-occidentale. Hanno isolato 15 nuovi terreolides triterpeniche e saponaceolides dal T. terreum .2 Due saponaceolides hanno dimostrato la tossicità acuta, uccidendo topi a 88,3 e 63.7mg/kg del peso corporeo. Entrambi i composti sono aumentati livelli sierici di creatina chinasi nei topi. Lavorare insieme? 'I due nuovi composti sono di tossicità medie, quindi è possibile che lavorano insieme, magari con altre tossine di funghi sconosciuti, in modo cumulativo per causare rabdomiolisi letale,' Liu dice Chimica mondiale . Si stima che una persona dovrebbe mangiare una porzione di T. terreum ogni giorno per diversi giorni prima che la dose dovrebbe essere mortale. Dice che è una fortuna che T. terreum , apprezzato per il suo sapore, si mangia solo in piccole quantità o ci potrebbero essere stati più morti. Liu dice che il suo team ha anche identificato T. equestre estratti che sono tossici, ma che le tossine differivano da quelli che si trovano in T. terreum . Questi dati non sono stati ancora pubblicati. 'E' possibile che i pazienti rabdomiolisi mangiato sia T. equestre e T. terreum o alcuni di essi confuso T. terreum con T. equestre , 'dice. Nel 2012, il team di Liu pubblicato un altro studio che suggerisce una combinazione di tre tipi di tossine di funghi può essere stato responsabile di più di 200 morti in Cina. T. equestre è il più famoso fungo mortale per cui le tossine corrispondenti sono ancora identificato, secondo Kimiko Hashimoto , un chimico organico di Kyoto Pharmaceutical University in Giappone. Ma Hashimoto non è d'accordo che il T. terreum è il colpevole nelle avvelenamenti attribuiti a T. equestre . Questo perché avvelenamenti causati da T. equestre sono stati segnalati in Francia e in Polonia. Anche se la ricerca di Liu basa su campioni provenienti da Francia legame T. terreum a rabdomiolisi, i casi polacchi possono comunque rivelarsi un legame tra T. equestre e la malattia. Inoltre, T. terreum e T. equestre aspetto molto diverso, quindi le due funghi non devono essere facilmente confusi. ' T. terreum ha un cappello grigio e carne bianca, [mentre] T. equestre è un giallo al berretto marrone e polpa gialla ', dice Hashimoto. Li Taihui , un tassonomo fungo a Guangdong Istituto di Microbiologia in Cina, dice la ricerca di Liu indica la complessità della tossicità del fungo. 'Un fungo tossico può contenere diversi tipi di tossine e la tossicità dello stesso tossina può cambiare in accordo con l'ambiente', dice Li, aggiungendo che è facile fare un errore al momento di individuare i funghi perché ci sono così tanti di loro. 'Quindi, è importante identificare il livello di tossicità risultante consumano quantità diverse e diverse combinazioni di funghi,' spiega Li. Questo articolo è riprodotto con il permesso di Chimica mondiale. L'articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 su Scientific American. La precedente pubblicazione viene smentita nella successiva pubblicazione di Nicola Sitta del 30-4-2016. Vedi di seguito: Considerazioni su Tricholoma terreum "nuova specie tossica europea" e sulla rabdomiolisi nei casi di intossicazione da funghi. Di: Nicola Sitta, 30-4-2016. Funghi velenosi cucinati in diretta Trasmissione di RAI 1 “La Prova del Cuoco” del 22 maggio 2014 Cucinate le tossiche Gyromitra esculenta invece delle Morchelle. Lettera di protesta. Intossicazioni da funghi: comunicato stampa del Ministero della Salute, con guida alla prevenzione delle intossicazioni. Tragedia a Pisa: padre, madre e figlia morti per avvelenamento da funghi Condizioni ''stabili'' invece e "solo una lieve alterazione della funzionalità epatica, guaribile con la terapia adeguata” per il figlio dodicenne della donna deceduta: è ricoverato all’ospedale del capoluogo toscano. La sua fortuna è stata aver ingerito una modesta quantità di 'Amanita phalloides' Asl Asti: sei intossicati da funghi al Pronto Soccorso Cardinal Massaia
(AIS) Asti, 1 ott 2012 - Sei persone sono state ricoverate sabato notte al Pronto Soccorso del Cardinal Massaia per intossicazione da funghi: accusavano forti dolori gastrointestinali e vomito. Alle cure dei medici sono ricorsi l’uomo che ha raccolto gli esemplari e cinque amici invitati a cena. La moglie ha cucinato il risotto con i funghi, ma non lo ha consumato.Lo comunica, in una nota, la Asl At. Il raccoglitore, 50 anni, residente in un centro della Valle Belbo, ha raccontato ai micologi dell’Asl AT di aver trovato i funghi nei boschi del Sassello, riconoscendoli come esemplari di Clitocybe nebularis (nome comune pevein o nebbione). “Questo fungo, commercializzato fino a vent’anni fa – spiegano gli esperti del Centro micologico dell’Azienda sanitaria – è da tempo classificato come ‘sconsigliato’ perché contiene una tossina che può causare gravi disturbi gastrointestinali ed è quindi opportuno non mangiarlo: ma, evidentemente, non tutti lo sanno. Può anche essere parassitato da un’altra specie fungina, la Volvariella surrecta, che ne accelera la putrefazione. Inoltre è facile confonderlo con l’Entoloma sinuatum, fortemente tossico, cui assomiglia moltissimo e che spesso cresce nello stesso habitat”. Le sei persone ricoverate sono state sottoposte agli esami del sangue, mentre le urine sono state inviate al Centro antiveleni di Pavia per accertare la presenza della tossina fungina. In collaborazione con il Centro antiveleni, inoltre, i medici del Pronto Soccorso hanno concordato la terapia. Quattro dei sei intossicati, intanto, hanno lasciato l’ospedale ieri, mentre altri due torneranno a casa in giornata. Oggi i micologi cercheranno di recuperare gli avanzi del cibo consumato sabato sera per avere certezza sulla specie che ha causato l’intossicazione. “Questo episodio – indica Marisa Panata, esperta del Centro micologico dell’Asl – ci induce a tornare su un concetto che da tempo ripetiamo ai raccoglitori privati: mai fidarsi, fare sempre controllare i funghi. Il nostro servizio è attivo nelle sedi di Asti, in via Conte Verde 125 (lunedì e venerdì, dalle 14 alle 15), e di Nizza Monferrato, piazza Cavour 2 (mercoledì, dalle 14 alle 15). In tutti gli altri giorni garantiamo il controllo previo appuntamento telefonico allo 0141.484920”. Gli operatori dell’Asl richiamano l’attenzione anche sulla necessità di aggiornamento dei raccoglitori privati: “I nostri corsi – ricordano – oltre a insegnare a riconoscere le specie commestibili e non, si concentrano anche su quegli esemplari, come il Clitocybe nebularis, che mutano nel tempo divenendo tossici”-conclude il comunicato. L'azione cerebrale delle sostanze allucinogene Due diverse tecniche di imaging a risonanza magnetica funzionale hanno permesso di evidenziare che la psilocibina, il principio psicoattivo contenuto in alcuni funghi allucinogeni, agisce diminuendo l'attività e le connessioni tra i principali centri di comunicazione del cervello, lasciando spazio a contenuti cognitivi scollegati tra loro. In particolare, la sostanza induce una significativa diminuzione del flusso sanguigno e dell'ossigenazione venosa sia nelle strutture subcorticali sia in quelle corticali, principalmente nelle regioni del talamo e delle porzioni anteriore e posteriore della corteccia cingolata. Tutte le civiltà della storia hanno avuto le proprie droghe, utilizzate a vari scopi. In particolare, quelle con effetto psichedelico hanno una lunga tradizione di uso nelle cerimonie sacre e nei riti di guarigione. Tuttavia, nonostante il recente rinnovato interesse per il loro potenziale terapeutico, anche come coadiuvanti della psicoterapia nei casi di disturbi psichiatrici, le basi neurali dei loro effetti sono ancora poco conosciute. Un nuovo studio in proposito, pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” a firma di un'ampia collaborazione tra l'Unità di ricerca in neurobiologia dell' Università di Copenhagen, in Danimarca, e vari istituti di ricerca del Regno Unito, tra cui l'Unità di neuropsicofarmacologia dell'Imperial College di Londra, l'Unità di psichiatria dell'Università di Bristol, il Brain Research Imaging Centre della Cardiff University e la Beckley Foundation di Oxford, colma almeno in parte questa lacuna. Nel corso della ricerca sono state utilizzate due tecniche di imaging a risonanza magnetica funzionale (fMRI) denominate rispettivamente ASL (Arterial spin labeling), che permette di evidenziare la distribuzione del sangue nei tessuti cerebrali, e BOLD (blood-oxygen level dependent), che mostra la risposta emodinamica al consumo energetico da parte dei neuroni durante il passaggio dalla coscienza vigile allo stato psichedelico sotto l'effetto della psilocibina, la sostanza psicoattiva contenuta in alcuni funghi allucinogeni del genere Psilocybe e Stropharia. Le due tecniche sono state applicate rispettivamente a due gruppi di 15 volontari ciascuno. Come previsto, dopo l'assunzione della psilocibina si osservano profondi cambiamenti nello stato di coscienza. I dati ottenuti con le tecniche di fMRI, d'altra parte, hanno fornito risultati significativi e tra loro coerenti: la psilocibina induce una significativa diminuzione del flusso sanguigno e dell'ossigenazione venosa sia nelle strutture subcorticali sia in quelle corticali. Sorprendentemente, la massima diminuzione nel flusso sanguigno nel cervello e del segnale BOLD è stata osservata nelle regioni del talamo e delle porzioni anteriore e posteriore della corteccia cingolata (ACC e PCC), considerati due snodi centrali nella struttura delle connessioni presenti nel cervello umano. Inoltre, la sostanza sembra interrompere l'accoppiamento funzionale tra la PCC e la corteccia prefrontale mediale. Queste evidenze strumentali rafforzano l'ipotesi che gli effetti soggettivi delle droghe psichedeliche siano causati da attività e connettività diminuite rispetto al normale nei centri di comunicazione fondamentali del cervello, lasciando spazio all'emergere di contenuti cognitivi scollegati tra loro. Infine, i ricercatori sottolineano che, malgrado in genere si presuma che le sostanze psichedeliche agiscano incrementando l'attività neurale, i loro risultati mettono in forse questa convinzione. Tratto da: http://www.lescienze.it 24 gennaio 2012 4 nuovi zombificatori NOTIZIE – 4 nuove specie di fungo “zombificante” (ve lo ricordate?) sono state identificate per la prima volta e classificate da Harry Evans, dell’Università di Viçosa nella regione di Minas Gerais in Brasile, (e colleghi). È il primo caso in cui viene usata una rivista online (PLoS One) per la pubblicazione di nuovi nomi di specie in micologia. I nomi sono stati registrati nell’Index Fungorum, un enorme database internazionale che intende raccogliere tutti i nomi scientifici nel regno dei funghi. La quattro specie di fungo killer (appartenenti al gruppo Cordyceps, le cui spore fanno letteralmente impazzire le formiche provocandone la morte in un luogo esposto – successivamente il corpo del fungo cresce sul cadavere in maniera piuttosto grottesca) sono state individuate nella foresta pluviale atlantica amazzonica, un ambiente complesso e uno dei più degradati dell’intero pianeta. Questo studio getta le basi per studiare l’effetto della perdita di biodiversità nella foresta amazzonica sugli organismi parassiti, che sono una cartina di tornasole preziosa per comprendere come l’ambiente reagisca al degrado (soprattutto la frammentazione del territorio). Le quattro nuove specie sono infatti specializzate ognuna su una specie di formica e hanno un ciclo riproduttivo estremenente complicato e dunque suscettibile anche a minime variazioni ambientali. Il gruppo dei Cordyceps è estremamente interessante, inoltre, perché viene usato da decenni nella nostra medicina tradizionale. La ciclosporina, per esempio, una sostanza usata nei trapianti di organo in grado di sopprimere la risposta immunitaria (riducendo così la probabilità di rigetto) è estratta proprio da questi funghi (che producono anche sostanze chimiche usate negli antibiotici, antimalatici e anticancro). Un fungo ingegnerizzato per combattere la malaria Nel corso dei test, il nuovo metodo ha dimostrato di poter ridurre notevolmente la presenza di P. falciparum nelle ghiandole salivari delle zanzare. Un fungo geneticamente modificato e una tossina prodotta da una specie di scorpione potrebbero essere le armi vincenti nella lotta alla malaria, in un momento in cui l'efficacia degli attuali pesticidi è in fase di declino. L'annuncio viene da un gruppo di ricercatori dell'Università del Maryland, guidato da Raymond St. Leger, professore di entomologia, che firmano un articolo sull'ultimo numero della rivista Science. Il fungo è stato ottenuto a partire dalla specie Metarhizium anisopliae, che naturalmente attacca le zanzare, e inserendo in esso con tecniche di ingegneria genetica o geni per un anticorpo umano o una tossina prodotta da uno scorpione. Entrambe le molecole colpiscono in modo pesante P. falciparum, il parassita che causa la malaria. Nel corso della ricerca sono stati confrontati tre gruppi di zanzare infettate da P. falciparum: il primo messo a contatto con il fungo transgenico, il secondo messo a contatto con il ceppo non ingegnerizzato del fungo e il terzo senza contatto con il fungo. Dall'analisi dei dati è risultato che il fungo transgenico era in grado di ridurre lo sviluppo del parassita: la presenza di P. falciparum è stata riscontrata nelle ghiandole salivari nel 25 per cento delle zanzare del primo gruppo, nell'87 per cento di quelle del secondo e del 94 per cento di quelle del terzo. Inoltre, nel 25 per cento delle zanzare infettate con il fungo transgenico, il numero di parassiti risultava ridotto del 95 per cento rispetto alle zanzare infetate dal fungo non ingegnerizzato. . La strategia di attacco delle zanzare Anopheles grazie all'infezione fungina non è nuova, essendo già stata sperimentata da ricercatori africani, olandesi e tedeschi, che hanno dimostrato l'efficacia di questo metodo nell'eliminare quasi totalmente la trasmissione della patologia ma solo se le zanzare vengono a contatto col fungo poco dopo essere state infettate dal parassita. L'approccio sviluppato da St. Leger e colleghi consente di evitare i problemi di copertura posti dalle sperimentazioni precedenti: i ceppi ingegnerizzati colpiscono selettivamente il parassita all'interno dell'organismo della zanzara e permettono al fungo di combattere la malattia anche in zanzare già infettate da tempo. “Inoltre, la bassa velocità con cui i ceppi ingegnerizzati uccidono le zanzare permette alle stessi di esprimere parte del loro potenziale riproduttivo, rdiducendo la pressione selettiva che produce la resistenza ai biopesticidi”, ha concluso St. Leger. (fc)
(25 febbraio 2011) Tratto da: Le Scienze - Edizione italiana di Scientific American Sequestro di 44 tonnellate di funghi avariati in Puglia Precisazione dell'Azienda di confezionamento Restano i dubbi. 18-01-2010 Tratto da Newsfood.com Scoperte 7 nuove specie di funghi luminosi LIVORNO. I ricercatori dell'università di San Francisco hanno scoperto sette nuove specie di funghi che brillano nell'oscurità portandole così a 71. A dire il vero le nuove specie sono 4, mentre altre 3 sono specie già conosciute me per le quali fino ad ora non ci si era accorti delle loro proprietà luminescenti. I funghi luminosi sono stati trovati in Beliza, Brasile, Repubblica Dominicana, Jamaica, Giappone, Malaysia e Puerto Rico, tutti emettono una luce costante tra il giallo e il verde e sono tutti piccoli, con una cappella di meno di un centimetro. Le nuove specie sono state chiamate Mycena luxaeterna e Mycena lux perpetua, ispirandosi al requiem di Mozart e perché emettono luce durante tutte le 24 ore del giorno. Oltre a quelli luminosi i ricercatori hanno scoperto più di 200 specie di funghi e con l'ultima scoperta sono arrivati a catalogare un quarto di tutte le specie di funghi luminosi conosciuti. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista "Mycologia" e potrebbe, è il caso di dirlo, far luce sull'evoluzione della luminescenza dei funghi. Secondo i ricercatori alcuni funghi emettono luce per attirare gli animali notturni che li aiutano a disperdere le loro spore, utilizzando lo stesso sistema di alcune piante: sacrificarsi per spargere semi che creeranno nuovi organismi. I ricercatori statunitensi spiegano che tre quarti dei funghi luminosi, inclusi quelli descritti nello studio, appartengono al genere "Mycena", un gruppo di funghi che si alimenta di materia organica in decomposizione e Dennis Desjardin, che ha diretto la campagna di studio, sottolinea: «Quello che ci interessa è che all'interno dei "Mycena", le specie luminescenti provengono da 16 linee evolutive diverse, il che suggerisce che la luminescenza si è evoluta ad un certo punto e che dopo alcune specie hanno perso la capacità di brillare. E' poco abituale trovare tutte queste specie luminescenti, normalmente solo tra il 2 e il 3% delle specie che raccogliamo brillano. Sono sicuro che ne esistono di più». Tratto da: http://www.greenreport.it/ quotidiano per un’economia ecologica. Milazzo - Apre l'ispettorato Micologico Certificherà la bontà dei funghi La sede nell'ufficio sanitario di via Impallomeni Servizio di Mario Basile - Gazzetta del Sud - 17-9-2009 Incredibile ! Il Consiglio regionale calabrese cambia anche le leggi dello Stato. Proposta di modifica ed integrazione della legge 30 del 2001 contenente “ Norme per la regolamentazione della raccolta e commercializzazione dei funghi spontanei epigei freschi e conservati” Scritto da Giuseppe Marchese Staff Amantea Net venerdì, 27 marzo 2009 14:53 FUNGHI: AMICI DEL CUORE E DEL SISTEMA IMMUNITARIO Basta mangiarne 100 grammi al giorno (AGI) - New York, 6 mar. - Da tempo un team della Arizona State University studia le proprieta' dei funghi e i loro benefici per la salute. Dopo aver riscontrato che possono prevenire alcuni problemi cardiocircolatori, grazie al contenuto di ergotioneina, un antiossidante che riduce la quantita' di molecole adesive che permettono alla placca di accumularsi sulle pareti delle arterie e intasarle, il team guidato dal Dr. Keith R. Martin ha scoperto ora anche proprieta' benefiche per il sistema immunitario. I risultati sono arrivati da test condotti sui topi: i funghi hanno aiutato gli animali ad attaccare gli agenti patogeni. A sorpresa, i funghi piu' efficaci nel potenziare il sistema immunitario sono i piu' comuni e meno costosi: gli champignon (= Agaricus bisporus n.d.r.). "Probabilmente nessuno se lo aspetta, ma questi funghi coltivati sono una vera potenza nel dare una marcia in piu' al sistema immunitario", ha detto il Dr. Martin. La medicina tradizionale fa largo uso di funghi e gli estratti di fungo cominciano a diffondersi negli Stati Uniti come supplemento dietetico, fa notare il team di Martin nel suo articolo sulla rivista online BMC Immunology. In precedenza, sono stati condotti studi in laboratorio e con animali che hanno analizzato singoli composti presenti nei funghi e che hanno suggerito un possibile effetto positivo sul sistema immunitario per tenere lontani i tumori. Il team di Martin ha pero' per la prima volta cercato di capire se mangiare l'intero fungo, piuttosto che assumere un singolo composto contenuto nei funghi, possa far bene alla salute. Ha percio' condotto una serie di test usando diversi tipi di funghi aggiunti alla dieta standard di un gruppo di topi. Gli studiosi hanno cosi' scoperto che l'effetto sugli animali sani era piu' debole che sulle cellule immunitarie isolate usate in laboratorio. Ma i benefici della dieta "ai funghi" su un gruppo di topi con il colon infiammato, una condizione che puo' favorire il cancro al colon, erano molto piu' evidenti: niente perdita di peso e niente danno all'intestino. "Pensiamo che gli stessi effetti si possano verificare anche nell'uomo", ha dichiarato Martin. Per ottenere i vantaggi riscontrati nei topi, basta mangiare 100 grammi di champignon al giorno. Tratto da: http://salute.agi.it I seminari del Progetto Speciale Ispra I funghi decontaminano anche le traversine ferroviarie Questo legno è trattato con una sostanza velenosa che ne allunga la vita oltre il tempo naturale di degradazione, e la specie Pleurotus ostreatus è particolarmente indicata nell'azione di risanamento Il nome scientifico è Pleurotus ostreatus, ma i più lo conoscono come fungo Pleos, volgarmente usato per i diversi cloni coltivati. Oltre alle ben note qualità gastronomiche, il Pleurotus è anche uno dei più usati nel ripristino ambientale degli ecosistemi contaminati da sostanze tossiche. Un processo che prende il nome di bioremediation: microrganismi, funghi, piante e i loro enzimi sono capaci di riportare alla condizione originaria un ambiente naturale che è stato inquinato da contaminanti. Le ricerche dei biologi stanno mettendo in luce le potenzialità fino ad oggi poco conosciute dei funghi: oltre ad essere potenti indicatori dello stato di salute di un ecosistema, possono aiutare in modo concreto a «ripulirlo» da eventuali sostanze nocive immesse dall'uomo in un habitat naturale. Il Progetto «Speciale Funghi» dell'Ispra sta analizzando, nel corso di seminari mensili, le enormi potenzialità di questi organismi viventi. «Stiamo mettendo a fuoco con chiarezza quale ruolo cruciale svolgano i funghi nell'equilibrio degli ecosistemi e quali potenzialità enormi possiedano» ha affermato Carmine Siniscalco, micologo dell'Ispra e coordinatore del progetto. Questa volta, il seminario ha affrontato il tema della biorimediazione attraverso le tecniche biologiche. Tra le varietà di funghi utilizzate nel ripristino ambientale vi sono proprio i Pleurotus. La sperimentazione ha dimostrato che questa specie può decontaminare le traversine ferroviarie trattate con creosoto, una sostanza che conserva il legno per 30 anni oltre il tempo naturale di degradazione. I funghi basidiomiceti demoliscono le matrici legnose fino ad annullare la tossicità della traversina. Ma non solo: buoni risultati arrivano anche dalle sperimentazioni effettuate sugli antibiotici rinvenuti nelle acque e nel suolo, così come sulle aree inquinate da lindano. Luciana Migliore (Università Tor Vergata, Roma) ed Emanuela Galli (Ibaf-Cnr) lavorano da tempo all'applicazione dei funghi come biorimedio: «L'approccio biologico è il futuro del ripristino ambientale - ha detto la Migliore -. Con la crisi economica in corso, sarà sempre più difficile affrontare le spese di costose tecniche di risanamento non biologiche». Gli ambienti acquatici sono stati i primi ad essere danneggiati dalle sostanze tossiche ed esistono tecniche ormai collaudate per rimediare all'inquinamento (per esempio con i depuratori, che funzionano grazie a batteri e funghi). Poco e male si è intervenuti sul suolo: sia perché è un sistema molto complesso che ad oggi richiede maggiori studi, sia per il fatto che l'inquinamento del suolo, restando spesso latente, non è considerato dall'opinione pubblica come una vera minaccia. Al contrario, è il collettore di elementi e composti tossici che contaminano l'ambiente naturale a vari livelli, e spesso nasconde vere e proprie «bombe chimiche a tempo». (Fonte Ispra)
Tratto da : http://www.vglobale.it/ - Trimestrale di ecologia (12 Febbraio 2009) Caravaggio. Uno studio rivela che dipingeva frutta bacata con intento scientifico
Un polletto ruspante dalle zampe stecchite, qualche eucaristico grappolo di uva nera o rossa e un po’ di pomini bacati. Nella Cena di Emmaus versione National Gallery (che si può ammirare nella mini-rassegna “Caravaggio ospita Caravaggio” al Brera di Milano fino al 29 marzo), il pittore “imbandisce” una delle sue tante nature morte. La sua tendenza a dipingere frutta e piante colpite da morbi è stata indagata di recente nella giornata di studi che si è tenuta al Collegio Ghislieri di Pavia, “Michelangelo Merisi da Caravaggio, la magia naturale e la patologia vegetale”. Durante il convegno, Giuseppe Fogliani, patologo vegetale e docente per più di vent’anni anni all’Università Cattolica di Milano, ha mostrato nei dipinti del pittore alcune manifestazioni patologiche delle piante dell’epoca. «Secondo la scienza ufficiale, le virosi della vite sono state importate in Europa dalle Americhe, nella seconda metà dell’Ottocento. Grazie al Caravaggio - spiega Fogliani - si è potuto sconfessare questa teoria. A quanto pare, la malattia esisteva già nel Cinquecento». Nella Fiscella dell’Ambrosiana, l’esperto ha infatti riconosciuto «tralci malformati con fasciature e doppio nodo, tipici della virosi». Il Bacco coronato di pampini della Galleria Borghese ha in testa una corona di foglie ingiallite e accartocciate che sono un altro indizio della malattia. Ma il “pittore-fotografo” Caravaggio si dimostra anche un fine micologo (studioso di funghi parassitari). Nel Riposo durante la fuga in Egitto della Galleria Doria Pamphilij ritrae sul tronco dell’albero, proprio sopra l’ala dell’angelo in primo piano, un fungo del legno che il professore, per ora, ha classificato come un poliporo Fomes. Se Caravaggio dipinge funghi e mele bacate, il merito è anche degli scienziati (Galileo, Campanella e Della Porta) che conosce e frequenta a Roma, durante il patronato presso il cardinale Francesco Maria Del Monte. «Proprio in quegli anni, verso la fine del Cinquecento - spiega Mauro Di Vito, lo storico della scienza che ha organizzato il convegno pavese - i filosofi naturalisti cominciano a studiare con più attenzione le malattie delle piante anche perché, con l’avvento della stampa, si diffondono i trattati di agronomia». Per molto tempo (nell’Antichità e nel Medioevo) la fitopatologia viene trascurata dato che la malattia vegetale era considerata un flagello divino, quindi la si poteva curare solo pregando. Negli erbari medievali, per esempio, sono rari gli accenni alle fitopatologie o alle cure. Questo perché si interveniva sulle piante con riti devozionali e magici o con rimedi spicci: si bruciavano le foglie malate. Caravaggio è il primo a dipingere mele bacate con intento scientifico. Non lo fa per ingraziarsi qualche idolo della fertilità o per rappresentare il peccato e la vanità delle cose, ma per fotografare il dato reale così come lo trovava descritto anche nei trattati di agronomia del tempo, in particolare nelle “Ville”, l’enciclopedia rustica del Linceo Giovan Battista Della Porta. di Giulia Bolognini Mercoledì 28 Gennaio 2009 14:07 Tratto da: Dazebao - l'informazione on-line Crollo e deperimento degli alberi: osservando i funghi si può evitare Seminario ISPRA, Roma 12 novembre 2008 Sardegna/ Famiglia intossicata dopo aver mangiato funghi Grave il padre. La 'scorpacciata' dopo il regalo di un amico Roma, 28 nov. 08 da APCOM Un piatto di riso con funghi manda all'ospedale una famiglia di Olbia, in Sardegna. Madre e figlia, 44enne la prima e 19 la seconda, si trovano ricoverati nel reparto di medicina d'urgenza dell'ospedale Giovanni Paolo II. Il capofamiglia, 60 anni, nella tarda serata di ieri è stato trasferito a Cagliari, al Brotzu, le sue condizioni sono gravi. La Asl di Olbia invita i galluresi amanti dei funghi a contattare sempre il micologo, messo a disposizione dell'azienda, prima di consumarli. L'intossicazione, che sarebbe avvenuta nella notte di domenica 23 novembre 2008 - si spiega in una nota - è conseguente molto probabilmente all'ingestione di un fungo mortale, l'amanita phalloides, riconosciuto dalla donna che l'ha cucinato. Un amico avrebbe regalato alla famiglia olbiese un cestino di funghi, molto simili agli ovuli: i problemi sono iniziati la mattina del 24 novembre, con sintomi a carico dell'apparato gastrointestinale, come vomito, dolori addominali violenti e diarrea. I veleni responsabili dell'intossicazione, in casi come questo, sono le amanitine e le falloidine, sostanze che agiscono bloccando la sintesi delle proteine all'interno delle cellule e da ciò deriva l'impossibilità della cellula di svolgere le sue funzioni. La prima a presentarsi al pronto Soccorso dell'ospedale Giovanni Paolo II è stata la figlia, 19 anni, martedì 25 novembre: per lei è stato immediato il ricovero. I medici dai sintomi hanno diagnosticato subito l'intossicazione. I sanitari, dopo un'indagine conoscitiva, hanno cercato di convincere tutti i componenti della famiglia a sottoporsi a visita sanitaria: la madre è stata ricoverata il 26 novembre, mentre il padre solo nel pomeriggio di ieri, 27 novembre: il sessantenne ha riportato un'insufficienza epatica fulminante, tanto che ieri notte è stato trasferito a Cagliari, nel reparto di Gastroenterologia del Brotzu, la prognosi è riservata e le sue condizioni sono gravi. AMBIENTE:DA PATAGONIA IL 'MICO-DIESEL',PRODOTTO DAI FUNGHI (ANSA) - ROMA, 4 NOV - Si chiama Gliocladium roseum ed oltre ad essere un fungo della Patagonia cilena, puo' rappresentare una grande risorsa per l'ambiente e i bio-combustibili. Alcuni scienziati della Montana State University hanno scoperto infatti che e' in grado di produrre un combustibile simile al diesel, il 'mico-diesel' appunto, come riporta la rivista 'Microbiology'. Il fungo, come spiega Gary Strobel, e' stato scoperto all'interno dei rami dell'Eucryphia, albero tipico del Cile. ''Il Gliocladium - racconta Strobel - produce dei gas e degli idrocarburi, normalmente associati al diesel, da residui vegetali. Si tratta dei primi organismi mai scoperti finora che producono molti degli 'ingredienti' del diesel''. Il mico-diesel puo' essere dunque una valida alternativa all'etanolo. Due le questioni che rimangono ora da risolvere secondo gli scienziati: se ci sono altri microbi in grado di fare questo e se ci sono dei geni 'preposti' alla produzione di questi gas. Ecco perche' Strobel sta gia' studiando il genoma del fungo. ''Un altro aspetto promettente e' che il fungo produce idrocarburi direttamente dalla cellulosa - conclude Strobel - e quindi puo' farlo anche dagli avanzi delle foglie e dalla segatura''. (ANSA). Y85-MRB Italiani poco esperti, ecco i consigli del tossicologo FUNGHI, 500 "AVVELENATI" OGNI ANNO Tempo d'autunno, di piogge, d'umidita': tempo di funghi. Con l'arrivo della brutta stagione migliaia di italiani si mettono "in caccia", e prevedibilmente, visti i prezzi al mercato, saranno ancora piu' numerosi quest'anno i raccoglitori della domenica, alla ricerca di porcini o prataioli. Ma gli italiani si rivelano ben poco esperti: sono 500 ogni anno, infatti, le persone che restano intossicate per aver mangiato un fungo velenoso. Spesso si tratta di un contrattempo che si risolve con nausea, vomito e diarrea, ma una volta su dieci l'intossicazione puo' portare a una gravissima insufficienza epatica, anche letale. Il prof. Alessandro Barelli, direttore del Centro Antiveleni del Policlinico Gemelli, avverte: "l'autunno e' il periodo dell'anno in cui si concentrano il 90% delle intossicazioni da funghi, e gli appelli a non consumare funghi spontanei senza identificazione micologica non riescono a evitare, purtroppo, che ogni anno si verifichino gravi casi di intossicazione". Nella maggior parte dei casi, il problema "si risolve spontaneamente o con l'aiuto della terapia sintomatica (reidratazione, antispastici, antivomito)". Una quota minima dei casi, stimabile intorno al 10%, sono invece determinati da funghi contenenti sostanze letali, e si manifestano "con una grave sindrome da insufficienza epato-renale potenzialmente mortale". E' proprio il verificarsi ogni anno di decessi da funghi, spiega l'esperto, "che deve indurre chi li raccoglie a comportamenti obbligati atti a prevenire l'ingestione di tossine letali. Il pericolo e' rappresentato principalmente da funghi mortali come le Amanite e i Cortinari che, se ingeriti anche in piccolissime quantita', provocano danni al fegato e ai reni che sono irreversibili, potenzialmente letali e con scarse possibilita' terapeutiche. In particolare, la cosi' detta sindrome falloidea e' determinata da funghi contenenti sostanze chiamate amatossine: Amanita phalloides, Amanita verna, Amanita virosa, Galerina autumnalis. E' sufficiente anche un solo cappello di Amanita phalloides, pari a circa 20 grammi, per determinare gravi intossicazioni potenzialmente mortali. Le amatossine distruggono in modo irreversibile le cellule del fegato. I cortinari, invece, producono un grave danno renale che si manifesta anche molti giorni dopo l'ingestione". Cosa fare, allora? E' bene considerare alcune semplici regole da rispettare: non consumare funghi raccolti o di dubbia provenienza se non dopo che essi siano stati con certezza identificati come commestibili da un micologo. Non fidarsi dei cosi' detti "esperti/conoscitori": "L'unica qualifica che permette l'identificazione certa del fungo - sottolinea Barelli - e' quella del micologo, professione complessa e richiedente una enorme cultura e una continua pratica sul campo. I cosi' detti esperti/conoscitori sono in genere la causa delle intossicazioni piu' gravi poiche' si avventurano nella raccolta di funghi commestibili che "assomigliano" a funghi pericolosi e commettono, a volte, pericolosissimi errori". Accertarsi che i funghi freschi spontanei acquistati presso esercizi di vendita siano muniti, come prevede la legge, di un'etichetta attestante l'avvenuto controllo. Occhio anche alla cottura, che "non disattiva tutte le tossine presenti nei funghi: in particolare le tossine che danneggiano e uccidono il fegato resistono anche alle temperature di cottura dei cibi". I metodi empirici quali la prova dell'aglio o dell'argento, avverte l'esperto, "non sono di alcuna utilita' per verificare se un fungo sia velenoso". Se dopo l'assunzione di funghi compaiono disturbi, soprattutto gastroenterici (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea), "non bisogna esitare a consultare un Centro Antiveleni e a seguire scrupolosamente le istruzioni che vengono fornite". venerdì 10 ottobre 2008 Tratto da: http://salute.agi.it/ Cannero: Amanite falloidi nel piatto Giovedì la raccolta dei funghi con relativa cena. Madre e figlia all'ospedale in prognosi riservata. Forse trapianto del fegato Giovedì la raccolta di funghi, poi la cena. Ma non si accorgono che tra i funghi cucinati e mangiati c'erano pure delle Amanite falloidi, i micidiali funghi velenosi. E così una madre e una figlia di Cannero sono ancora in prognosi riservata, come riporta oggi la Regione. La figlia, venerdì mattina, si è recata al lavoro in Ticino, ma sentendosi male viene ricoverata alla Carità a Locarno. Ma a causa delle sue condizioni preoccupanti, i dottori decidono di trasferirla all'Ospedale Niguarda di Milano. La madre 70enne invece è stata ricoverata a Pallanza e poi trasferita a Bergamo. Queste ore sono decisive per capire se occorre il trapianto del fegato. 07.10.08 09:11 Tratto da: http://www.ticinonews.ch FUNGHI: SERVE PRUDENZA NELLA RACCOLTA E NEL CONSUMO (AGI) - Bologna, 23 set. - Con l'arrivo dell'autunno comincia la stagione d'oro per i cercatori di funghi. Al fine di prevenire casi di intossicazione, o veri e propri avvelenamenti, l'Ispettorato Micologico del Dipartimento di Sanita' Pubblica di Forli' segnala una serie di regole da seguire: - non raccogliere i funghi in modo indiscriminato, ma sempre nel rispetto dell'ambiente, avendo presente che tutti i funghi sono utili; evitare il consumo di funghi in grandi quantita' ed in pasti ravvicinati, ricordando che i funghi sono sempre un alimento difficile da digerire; evitare il consumo da parte di bambini, donne in gravidanza, persone che soffrono di intolleranze alimentari o disturbi dell'apparato digerente; evitare il consumo di funghi che non provengono dalla rete commerciale o, se raccolti da privati, di cui non sia stata identificata con certezza la specie da persone qualificate; infine ricordare che quasi la totalita' dei funghi commestibili provocano disturbi, o veri e propri avvelenamenti, se consumati crudi, poco cotti o in quantita' eccessive. E ai primi eventuali sintomi di malessere, contattare l'ospedale piu' vicino e tenere a disposizione eventuali avanzi del pasto e dei funghi consumati, anche per poter fornire indicazioni utili per l'identificazione delle specie fungine consumate e del loro luogo di raccolta. In ogni caso - avvertono le autorita' sanitarie - e' opportuno sottoporre i funghi raccolti o ricevuti in regalo, al controllo degli esperti dell'Ispettorato micologico. (AGI) Mir 231021 SET 08 Tratto da: http://www.agi.it/food/notizie/ Trenta persone intossicate per i funghi E la stagione di raccolta è appena iniziata. I consigli dell’esperto per non esporsi a rischi MILANO 02/09/2008 - Costa cara ai milanesi la passione per i funghi. Ben trenta gli avvelenati negli ultimi due mesi. Ma le richieste d’aiuto arrivate nello stesso periodo al Centro Antiveleni del Niguarda, da ospedali del resto della Lombardia e di altre parti d’Italia ammontano a un centinaio. In pratica una cinquantina al mese. «Anche se a star male non sono state solo le cento persone segnalateci - spiega Francesca Assisi, dirigente medico del Centro Antiveleni - se si considera che oltre a costoro ci sono altri parenti che hanno mangiato gli stessi funghi, il numero degli intossicati va, infatti, moltiplicato almeno per tre». Ma questi numeri sono destinati a cambiare velocemente. La stagione di raccolta quest’anno è andata a rilento per fattori di natura climatica. Ma presto si entrerà nel vivo e allora si rischierà davvero molto. Dalla tavola all’ospedale. Un’annata davvero sfortunata da questo punto di vista è stata quella del 2006. «Allora si verificarono anche - precisa la tossicologa del Niguarda quattro decessi». Una passione quella dei funghi costata molto cara. Negli ultimi due mesi fortunatamente non ci è scappato il morto e nemmeno danni al fegato gravi al punto di richiederne un trapianto. «Non ne siamo al corrente - puntualizza la dottoressa Assisi - almeno che sia capitato in qualche ospedale che non ha però richiesto il nostro intervento. C’é stato, invece, qualche paziente che ha avuto complicazioni renali e non sono mancati casi con danni neurologici. Si tratta di pazienti che accusavano la cosiddetta Sindrome Micoatropinica i cui sintomi (agitazione, convulsioni, disturbi enterici, e coma) iniziano dopo alcune ore dall’ingestione». La maggior parte dei cento intossicati tra luglio e agosto presentava quella che viene definita Sindrome Gastroenterica , i cui sintomi si manifestano nell’arco di una o tre ore dalla consumazione dei funghi. «Attenzione - mette in guardia la tossicologa milanese - dal mangiare funghi di cui non è stata accerta la commestibilità dai micologi, ma anche quelli mangerecci. Le scorpacciate ripetute per più giorni possono essere pericolose a causa della difficile digeribilità dei funghi e delle loro tossine». Marisa De Moliner Tratto da: http://www.cronacaqui.it I funghi allucinogeni fanno bene 02/7/2008 Tratto da: La stampa it - Medicina. Jesolo, cento studenti intossicati Malori dopo cena in albergo Un arrosto con salsa ai funghi mangiato a cena, in un albergo di Jesolo (Venezia), ha rovinato la gita scolastica di una novantina di studenti siciliani finiti in ospedale, a Trieste, per una forma di intossicazione alimentare causata da cibi guasti. Insieme a loro sono stati ricoverati gli otto professori che li accompagnano e i quattro autisti dei due pullman con i quali sono venuti dalla Sicilia nel Nordest. In tutto sono poco più di un centinaio di persone, ricoverati nei tre ospedali di Trieste (Cattinara, Maggiore e Burlo Garofolo) con diagnosi di "gastroenterocolite acuta da verosimile tossinfezione alimentare". Non vi è alcuna preoccupazione per nessuno di loro, ma tutti dovranno rimanere in ospedale, in osservazione, almeno fino a giovedì, alcuni sistemati in giacigli messi su in fretta e furia direttamente nel Pronto Soccorso dell'ospedale di Cattinara. I ragazzi (tutti fra i 16 e i 18 anni, delle classi terza e quarta del liceo scientifico "Ettore Majorana" di Scordia, in provincia di Catania) hanno cominciato a sentirsi male in mattinata, subito dopo essere partiti da Jesolo (Venezia) con destinazione il castello di Miramare, a Trieste, e, successivamente, le grotte di Postumia, in Slovenia. Vomito, diarrea e qualche linea di febbre sono andati via via aumentando fino a indurre i professori a rinunciare alla gita e dirottare i pullman verso l'ospedale. Qui i sintomi hanno coinvolto praticamente tutta la comitiva (in tutto 107 persone), con la sola eccezione di due o tre ragazzi che la sera precedente avevano 'saltato' la cena perché indisposti. 02/4/2008 Tratto da: http://www.tgcom.mediaset.it I segreti della simbiosi fra funghi e radici La scoperta può aiutare a ottimizzare la produzione di biomassa da parte delle piante e a valutare con precisione l'interscambio di CO2 fra piante e atmosfera. La crescita degli alberi è migliore e più veloce quando nel suo apparato radicale sono presenti alcuni microrganismi specializzati. Uno di questi è il fungo Laccaria bicolor, che instaura un proficuo rapporto simbiotico con le radici di diverse piante, e in particolare con quelle di pioppo. Il fungo facilita l'assunzione di sostanze nutritizie scarse, come i fosfati e le sostanze azotate, e protegge le radici dai parassiti presenti nel suolo. In compenso i funghi traggono gli zuccheri di cui necessitano dalle radici della pianta. Di fatto circa l'85 per cento delle piante dipende per la propria crescita dalla presenza di questo rapporto simbiotico. Ora un gruppo internazionale di ricercatori - facenti capo al Flanders Institute for Biotechnology e all'Università di Ghent, e coordinati da Yves Van de Peer, che firma un articolo sull'argomento su "Nature" - è riuscito a caratterizzare il genoma di Laccaria bicolor, che è risultato costituito da circa 20.000 geni. Inoltre i ricercatori hanno identificato un vero arsenale di piccole proteine, chiamate SSPs (small secreted proteins), che vengono espresse unicamente nei punti in cui il fungo e le radici della pianta vengono in contatto. Lo studio del genoma ha anche rivelato che il fungo non è in grado di demolire la parete cellulare delle cellule radicali, ma che è in grado di svolgere questo compito nei confronti di quella dei patogeni, consentendo di comprendere più a fondo i meccanismi con cui il fungo protegge il partner simbiotico. Una migliore comprensione dei segreti genetici del fungo può in prospettiva essere di aiuto per ottimizzare la produzione di biomassa da parte delle piante, ovvero la loro resa economica, ma non solo. Come osservano i ricercatori, grazie alla comprensione di come albero e fungo cooperano e reagiscono a fattori di stress come la siccità e le temperature estreme, si potranno valutare con maggior precisione le dinamiche dell'interscambio di CO2 fra piante e atmosfera. (gg) (06 marzo 2008) Tratto da: Le Scienze - edizione italiana di Scientific American Gruppo Editoriale L'Espresso Spa Alle radici evolutive del sesso Un singolo gene di un fungo primitivo esprime una proteina molto simile alla proteina SRY codificata sul cromosoma umano Y, ed essenziale per la manifestazione dei caratteri fisici maschili Un gruppo di ricercatori del Duke University Medical Center diretto da Joseph Heitman ha isolato i geni che determinano il sesso in uno dei più antichi tipi di funghi noti, Phycomyces blakesleeanus, e ne dà notizia in un articolo sul numero odierno della rivista Nature. I funghi non possiedono interi cromosomi sessuali, paragonabili ai cromosomi X e Y che determinano l'identità sessuale nell'uomo, ma possiedono una serie di sequenze di DNA che hanno questa funzione, detti loci di accoppiamento. Questi loci sono stati individuati in un gran numero di specie di funghi e mostrano una diversità molto elevata anche fra specie affini, una circostanza questa che rende complessa la spiegazione del modo in cui essi si sono evoluti. Secondo il gruppo di ricerca di Heitman la specifica disposizione e struttura identificata in uno dei funghi più primitivi può rivelare la struttura ancestrale di questi loci, servando in un certo senso da "fossile molecolare". "I funghi sono un buon modello per lo studio dell'evoluzione della differenziazione sessuale, anche umana, in quanto le sequenze genetiche responsabili del sesso sono una versione ridotta delle regioni cromosomali che determinano il sesso nelle persone", ha detto Heitman. All'interno di sequenze di DNA i ricercatori sono riusciti a isolare due versionidi un gene che regola l'accoppiamento, che hanno indicato come sexM, (sex minus) e sexP (sex plus). I ceppi di funghi che portano versioni opposte di questi geni sessuali sono in grado di accoppiarsi fra loro. Entrambe le versioni del gene codificano per una singola proteina, chiamata proteina del dominio HMG (high mobility group), che produce la differenziazione sessuale attraverso un processo ancora ignoto. Questa proteina è peraltro molto simile a una di quelle codificate dal cromosoma umano Y, detta SRY, e che porta il feto a sviluppare caratteristiche maschili. Secondo Heitman questa somiglianza suggerisce che la proteina del dominio HMG possa segnare gli inizi evolutivi della determinazione sessuale dai funghi fino all'essere umano. (gg) (10 gennaio 2008) Tratto da: Le Scienze - edizione italiana di Scientific American Gruppo Editoriale L'Espresso Spa Ragusa, avvelenamento da funghi mercoledì 07 novembre 2007 Cinque persone di Ragusa si trovano ricoverate all’ospedale Civile del capoluogo ibleo per avvelenamento da funghi. Si tratta di un nonno e dei suoi quattro nipotini che avrebbero mangiato la varietà chiamata “Omphalotus Olearius” raccolta in campagna. Il nonno avrebbe scambiato la specie velenosa per un’altra commestibile, che i cinque avrebbero più volte mangiato in passato. Scritto da Michele Farinaccio su: http://www.tg10.it Pavia: funghi velenosi, un'intera famiglia in ospedale 31 Ottobre 2007, 21:00 PAVIA - Sono in gravissime condizioni i membri di una famiglia di quattro persone di Roncaro, nel pavese, ricoverati per intossicazione dopo aver mangiato funghi velenosi. Il padre è in rianimazione al San Matteo di Pavia, la madre è ricoverata a Melegnano e i due figli si trovano al San Raffaele di Milano e all'ospedale di Lodi, entrambi in rianimazione. I funghi, raccolti dal padre, erano della specie Amanita Phalloides. (Agr)
Tratto da: http://www.instablog.org/ultime/6951.html Zafferana: vendevano funghi velenosi, denunciati. martedì 30 ottobre 2007 Numerosi controlli sono stati eseguiti da militari della Guardia di Finanza di Acireale per verificare che tutte le norme a tutela dei consumatori fossero rispettate da parte dei venditori di funghi. All’attività ha preso parte anche un ispettore micologo dell’A.S.L. n° 3 di Catania, il quale ha proceduto a stabilire la tipologia e lo stato dei funghi posti in vendita. Nel corso dell’operazione, oltre all’elevazione di salate multe nei confronti di diversi venditori, sono stati posti sotto sequestro circa 20 kg di funghi di diversa tipologia, in quanto privi di ogni certificazione sanitaria. Altri 60 kg di funghi sono risultati privi di adeguata etichettatura, violazione per la quale è prevista una specifica sanzione. Eclatante è stata la scoperta della commercializzazione di funghi tossici vietati dalla legge, altamente nocivi per la salute umana. Presso ben due rivenditori, infatti, le Fiamme Gialle hanno rinvenuto e sequestrato circa 5 kg di funghi velenosi, appartenenti alle specie Boletus Furfureus, Boletus Luridus e Paxillus involutus. Per i due rivenditori, due uomini originari di Zafferana, è scattata la denuncia a piede libero alla Procura della Repubblica di Catania. I controlli hanno avuto come obiettivo principale i rivenditori di funghi che hanno fatto grandi affari in occasione della celebre manifestazione “Ottobrata Zafferanese”. Le violazioni più frequenti riscontrate dalle Fiamme Gialle consistono nella mancata certificazione sanitaria dei funghi posti in vendita e nell’assenza di autorizzazione comunale alla vendita. I controlli effettuati dai finanzieri acesi rientrano nella più ampia attività di sicurezza dei prodotti che ogni giorno viene posta in essere dalla Guardia di Finanza e dalle altre forze di polizia su tutto il territorio nazionale. L’interesse perseguito con tale attività è la tutela dei consumatori, la cui salute viene spesso messa a repentaglio dalla commercializzazione di prodotti non sicuri. Tali prodotti procurano inoltre un profitto sicuramente più ampio rispetto a quello ottenuto da chi osserva diligentemente le regole di mercato, penalizzando proprio i venditori corretti. Tratto da: http://www.cataniaomnia.it La fabbrica delle tossine di Amanita I ricercatori hanno identificato nel suo genoma anche una regione "tossica" iper-variabile in grado di produrre un'ampia varietà di peptidi. L'alfa-amanitina è la potente tossina prodotta da Amanita phalloides e da solo trenta altri funghi, fra le migliaia di specie esistenti. Ora un gruppo di biologi dell'Università del Michigan è riuscito a identificare la via metabolica del fungo che porta alla produzione della sostanza, scoprendo che essa non è assemblata da un grande enzima, come avviene nel caso delle tossine prodotte dalla maggior parte dei funghi, ma da un piccolo gene che procede direttamente alla sua costruzione, e che ciò vale anche per un altro alcaloide del fungo, la fallicidina. Proprio questa discrepanza rispetto agli altri funghi ha permesso ai meccanismi di produzione della tossina di sfuggire per moltissimi anni all'identificazione da parte degli scienziati, che ora sono riusciti nell'intento solo grazie al ricorso a una particolare tecnologia del sequenziamento del DNA. L'alfa-amanitina agisce inibendo un enzima necessario all'espressione di buona parte dei geni delle cellule che, rese incapaci di sintetizzare nuove proteine, interrompono bruscamente le proprie attività. Le cellule del tratto intestinale e del fegato sono le più drasticamente colpite non appena vengono in contatto con la sostanza e nel caso di avvelenamento grave, l'unica possibilità di salvezza è il trapianto di fegato. I ricercatori hanno identificato un gene che codifica direttamente la tossina, senza passare per la produzione di un enzima che la costruisca. "L'RNA costruisce direttamente la struttura portante della tossina, che successivamente viene modificata in vari modi dal fungo, rendendola particolarmente velenosa", spiega Jonathan Walton, che con Heather Hallen ha diretto la ricerca e firma un articolo in proposito sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). I ricercatori hanno anche scoperto che nel genoma del fungo esistono sequenze multiple correlate ai geni per queste due tossine, e caratterizzato una regione "tossica" iper-variabile in grado di produrre un'ampia varietà di peptidi. "Riteniamo di trovarci di fronte a una sorta di fabbrica che 'sputa fuori' una grande quantità di piccole sequenze poi montate nel fungo Amanita. Il nostro lavoro indica che questo fungo ha evoluto un meccanismo per produrre decine o centinaia di sostanze chimiche finora ignote oltre alla tossina che ben conosciamo", ha detto Walton. I ricercatori ritengono che l'individuazione del singolare meccanismo utilizzato da Amanita possa aprire la strada a un suo sfruttamento per la produzione di nuove sostanze utilizzabili come farmaci. (gg) (14 novembre 2007) Tratto da: Le Scienze - edizione italiana di Scientific American Gruppo Editoriale L'Espresso Spa GALATONE, FUNGHI VELENOSI AL MERCATO: 4 INTOSSICATI 18/10/2007 La loro attività di esperti ricercatori di funghi (viste le risultanze non certo attendibile) ha rischiato di creare conseguenze addirittura letali per gli ignari acquirenti delle preziose muffe commestibili. Per colpa di questi improvvisati raccoglitori e venditori di funghi, qualche giorno fa, ben quattro persone sono state ricoverate negli ospedali di Gallipoli e Maglie, perché avevano accusato un malore dopo aver ingerito, anche se in piccole porzioni, dei funghi acquistati da due anziani di Galatone, presso il mercato settimanale. Un’attività non estemporanea quella di A.S di 69anni e L.P. che di anni ne ha 60, entrambi abitanti a Galatone, e che alla fine ha portato i due incauti rivenditori ambulanti a beccarsi una denuncia e la relativa multa. Nulla in confronto alla pericolosità sociale del loro gesto di rivendere i funghi senza le dovute precauzioni e le verifiche del prodotto. Nel corso delle indagini condotte dagli agenti del Commissariato di Gallipoli, diretti dal dirigente Leo Nicolì, è emerso che i due raccoglitori galatonesi, entrambi pensionati, da un anno a questa parte si erano improvvisati in questa pericolosa attività di raccolta, svolta prevalentemente nelle zone otrantine dei Laghi Alimini. Uno dei due rivendeva abitualmente i funghi raccolti, per strada dalle parti della stazione ferroviaria di Galatone. L’altro, in particolar modo il sabato mattina, si “appoggiava” presso una bancarella di frutta e verdura del mercato settimanale utilizzando di volta in volta la bilancia dell’ambulante ortofrutticolo. E anche quest’ultimo, un giovane 28enne concittadino dei due anziani, è stato denunciato per concorso nei reati contestati ai due venditori. Sul loro capo il magistrato di turno Patrizia Ciccarese ha disposto la denuncia di lesioni colpose per aver venduto prodotti alimentari nocivi. Per i due pensionati, come detto, prevista anche una sanzioni amministrativa per aver raccolto e posto in commercio i funghi in questione, senza essere muniti della prescritta autorizzazione amministrativa (il tesserino micologioco) rilasciata dal Comune e per aver disatteso la legge vigente che obbliga chiunque a far certificare i funghi raccolti dall’esperto micologo dell’Asl. Tre delle vittime intossicate dopo aver acquistato e ingerito i funghi incriminati, ovvero un’itera famiglia di Gallipoli, sono state dimesse dall’ospedale di Gallipoli con una prognosi di sette giorni. Mentre la quarta, un 43enne di Galatone, con analoga prognosi, veniva dimessa solo ieri dall’ospedale di Maglie . Tutte rimangono comunque sotto osservazione medica. Ad uno dei quattro ricoverati in ospedale, per restarne intossicato, è bastato addirittura utilizzare l’acqua derivata dalla pulitura dei funghi conservati, aggiunta per insaporire altre pietanze. Gli agenti hanno recuperavano anche due barattoli contenenti il pericoloso fungo, ormai ben pulito e sistemato con olio in quei contenitori, pronto per essere consumato. Se la sono cavata tutti fortunatamente senza ulteriori conseguenze, mentre il pronto intervento dei poliziotti ha scongiurato altre possibili intossicazioni. Infatti un’altra persona oltre alle quattro già cadute negli effetti nocivi di quei fungi, aveva acquistato dagli stessi venditori la medesima merce. Altre analoghe specie micologiche sono state rinvenute e sequestrate presso l’abitazione di S.D. 49anni, pure residente a Galatone, che solo grazie all’intervento degli agenti del Commissariato, è riuscito ad evitare una sicura intossicazione per se e per la propria famiglia. Con l’ausilio degli ispettori dell’Asl di Maglie - Ispettorato Micologico di Poggiardo, i funghi in questione (molto simili ai normali e saporiti “porcini”) venivano invece identificati per “Boletus Satans”, una specie altamente tossica e addirittura letale in alcuni casi. I funghi in questione, un chilo e 300 grammi complessivi, sono stati ovviamente sequestrati e distrutti. L’invito alla prudenza e all’accortezza è quanto mai d’obbligo. Tratto da: http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=4205 di Vittorio Calosso. FUNGHI INTOSSICAZIONI Sette intossicazioni da funghi in due settimane Asl 11 offre il servizio gratuito di riconoscimento dei funghi 11-10-2007 Sono ben 7 gli episodi di intossicazione per ingestione di funghi verificatisi negli ultimi 15 giorni. Si tratta di componenti di famiglie residenti nella zona di Empoli: cinque uomini e due donne, la cui età varia dai 64 ai 27 anni. Il fungo responsabile dell'avvelenamento è stato soprattutto l'Omphalotus olearius, comunemente noto come "fungo dell'olivo" che è stato scambiato per il Cantharellus cibarius conosciuto invece come "galletto", fungo commestibile che viene venduto anche nei supermercati. Le persone hanno avuto subito i classici sintomi dell'intossicazione, in particolare vomito. Sono state ricoverate all'ospedale "San Giuseppe" di Empoli e dimesse nell'arco delle 24 ore. Il numero degli intossicati sarebbe senz'altro cresciuto se due famiglie di Limite sull'Arno e di Vinci (sei persone in tutto) non si fossero rivolte all'ispettorato micologico dell'Asl 11 in tempo. Anche queste ultime avevano raccolto funghi tossici pensando che fossero commestibili. L'avvelenamento scaturisce spesso dalla scarsa conoscenza delle tipologie di funghi. Ed è per questo motivo che fino al prossimo 15 dicembre l'unità operativa igiene degli alimenti e della nutrizione dell'Asl 11 offre un servizio gratuito di riconoscimento dei funghi presso le proprie sedi: a Empoli, in via dei Cappuccini n. 79 (tel. 0571704865-704856, lunedì e mercoledì dalle ore 14 alle 16, sabato ore 10-12) oppure presso il distretto socio-sanitario di Castelfranco di Sotto, viale 2 Giugno n. 39 (tel. 0571/704256, il martedì e il giovedì dalle ore 10 alle 12). Tratto da: http://www.valdelsa.net Funghi e batteri contro l'inquinamento Ife: autostrade per batteri Le ife dei funghi hanno un ruolo di primaria importanza per la diffusione dei batteri nel suolo Le ife dei funghi hanno un ruolo di primaria importanza per la diffusione dei batteri nel suolo. E' questa la conclusione a cui sono giunti i ricercatori del Centro Helmholtz per la ricerca ambientale di Lipsia, che ne danno conto in un articolo pubblicato su Environmental Science & Technology. I risultati ottenuti possono aiutare a rendere più rapide ed efficaci le tecniche di bioremediation di terreni contaminati, ossia quelle tecniche che sfruttano i batteri capaci di degradare le sostanze inquinanti. Dallo studio diretto da Lukas Y. Wick risulta infatti che i batteri sono in grado di spostarsi nel suolo sfuttando la membrana mucillaginosa delle ife. Lo spessore di una ifa può essere di soli 10 micrometri, e in un grammo di terra si possono dipanare fino a cento metri di micelio. Per i batteri l'aria e la carenza di umidità possono rappresentare delle barriere insormontabili, ed è questa, più che una presunta inefficienza biochimica, la ragione per cui la degradazione degli inquinanti con questa tecnica è un processo molto lento. In esperimenti condotti con Pseudomonas putida, un batterio in grado di demolire composti aromatici policiclici, è risultato che il processo di ripulitura del terreno era molto più rapido se in esso erano presenti funghi, le cui ife venivano utilizzate dal batterio - per usare un'espressione di Wick - "come vere e proprie autostrade". In un esperimento i batteri, che erano stati posti a una profondità ben maggiore della chiazza di fenantrene che doveva servire loro da alimento, sono riusciti agevolmente a raggiungere l'inquinante nelle zolle in cui erano presenti colonie di funghi, mentre in quelle in cui queste ultime mancavano il percorso in direzione opposta alla gravità era molto più lento o non si verificava affatto quando il terreno stesso veniva irrorato con acqua, dato che i batteri venivano dilavati verso il basso. (gg) (12 febbraio 2007) Tratto da: Le Scienze - edizione italiana di Scientific American Gruppo Editoriale L'Espresso Spa Nei funghi un possibile aiuto contro il cancro al seno Contengono sostanze con proprietà anti-aromatasi, enzima coinvolto nella produzione di estrogeni. I funghi oltre ad essere un piacere per il palato, potrebbero anche essere utili per prevenire il cancro al seno. I ricercatori del Beckman Research Institute of the City of Hope di Duarte (California, Usa) consigliano introdurre nella dieta almeno 100 grammi al giorno di questo alimento perché, assicurano, alcuni componenti interferiscono con l'azione dell'aromatasi. Un enzima che aiuta l'organismo a produrre estrogeni, gli ormoni coinvolti nel processo di formazione e crescita del tumore della mammella. Questo è il risultato della ricerca che è apparso sulla rivista Cancer Research. Studiando sui topi gli effetti di sette vegetali con proprietà anti-aromatasi gli esperti hanno verificato che i funghi bianchi, una delle varietà più consumate a tavola, sono i più efficaci nell'inibire l'enzima. I loro estratti hanno, nei topi, ridotto sensibilmente la proliferazione delle cellule cancerose, bloccando la crescita della malattia. Includere i funghi nella propria alimentazione - sottolinea Shiuan Chen, a capo dello studio - può davvero contrastare il tumore al seno. Anche meno di 100 grammi al giorno può avere una notevole efficacia per la prevenzione.
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