Angelo Miceli
SS. 114 C.da Granata, 8
98125 MESSINA
Comunemente conosciuta, fin dai tempi più antichi, dai popoli orientali come “Maitake”, ovvero “Fungo danzante” (in giapponese: mai = danza; take = fungo) in quanto - la leggenda tramanda - il fortunato ricercatore che si imbatteva nel suo ritrovamento, per la rarità dello stesso, per le sue riconosciute proprietà medicinali e per il suo valore materiale (era considerato merce di scambio), si metteva a danzare per l’immensa gioia provata.(1)
Si tratta di specie non comune che raggiunge dimensioni e peso notevoli attraendo l’interesse dei micologi, dei micofili e dei numerosi micofagi che la utilizzano, specialmente conservata sott’olio, per usi alimentari: Grifola frondosa occupa un posto d’onore nel gruppo informale dei Polipori(2) divenendo, in questo cotesto, protagonista della nostra “Riflessione Micologica”.
Foto: Nicolò Oppicelli
Genere Grifola Gray (1821)
Al genere appartengono basidiomi di grandi dimensioni, annuali (quando durano una sola stagione esaurendo il proprio ciclo vitale a conclusione del periodo di accrescimento), lignicoli, muniti di un grosso gambo principale che ramificandosi alla base dà origine a numerosi piccoli gambi che sostengono singoli basidiomi di colore bruno-ocraceo reniformi o spatolati [Bernicchia A., 2005]. Sono caratterizzati da superficie sterile leggermente tomentosa o glabra di colore grigio-brunastra; superficie fertile composta da tubuli decorrenti sul gambo con pori angolosi di colore bianco-crema [Bernicchia A., 2005 - Consiglio G. e altri, 2009]. Parassiti di latifoglie e conifere, agenti di carie bianca (3) [Bernicchia A., 2005].
Foto: Aleksander Bolbot
Grifola frondosa (Dicks.: Fr.) Gray,
Nat. Arr. Brit. Pl. (London) 1: 643 (1821)
Accentazione: Grífola frondòsa
Basionimo: Boletus frondosus Dicks. 1785
Posizione sistematica: classe Basidiomycetes, ordine Polyporales, famiglia Grifolaceae, genere Grifola
Descrizione macroscopica
Carpoforo di grandi dimensioni, munito di una grossa base comune dalla quale hanno origine numerose ramificazioni atte a sorreggere altrettante lamine a forma di petali tra di loro sovrapposte che, nell’insieme, assumono l’aspetto di un cespo ramificato in numerosi ventagli.
Cappello costituito da numerosi ventagli stipitati, di piccole-medie dimensioni, a forma di petali, di spatola o di ventaglio, sovrapposti uno sull’altro costituendo, nell’insieme, una fruttificazione che può raggiungere dimensioni e peso considerevoli, caratterizzati, singolarmente, da:
Superficie sterile
vellutata, fibrillosa, rugolosa, appena zonata, inizialmente di colore bruno-ocraceo, grigio-nocciola, bruno-grigiastro tendente a scurire verso la maturazione; margine ondulato-lobato, a volte fessurato, di colore più chiaro.
Superficie fertile
imenoforo a tubuli monostratificati, corti e fitti, decorrenti sul gambo, inizialmente di colore biancastro, poi, verso la maturazione, crema. Pori piccoli, tondeggianti, deformati ed allungati in prossimità del gambo, più ampi ed angolosi a maturazione; concolori ai tubuli.
Gambo
centrale, eccentrico o laterale, a seconda della tipologia del substrato di crescita, formato da un ceppo principale, corto e robusto, bianco e carnoso, dal quale hanno origine varie biforcazioni e ramificazioni che si protendono verso l’alto sorreggendo, alla sommità, un cappello petaliforme.
Carne
bianca, di consistenza variabile a seconda delle diverse parti del carpoforo: dura, tenace e fibrosa nel gambo, fragile e carnosa nei singoli cappelli. Odore intenso, fungino e sapore gradevole negli esemplari giovani; verso la maturità i caratteri organolettici si modificano manifestando odore e sapore sempre più sgradevoli e nauseabondi.
Habitat
Fruttifica, dalla fine dell’estate ad autunno inoltrato, inizialmente in qualità di parassita - agente di carie bianca - e successivamente, dopo la morte dell’albero ospite, come saprofita, alla base di latifoglie prediligendo quelle appartenente al genere Castanea, Fagus e Quercus (nel territorio messinese, nostra zona di operatività per la ricerca fungina, la specie fruttifica tipicamente in associazione con colture arboree di Castagno). E’ specie poco diffusa ma fedele ai luoghi di crescita anche se non fruttifica tutti gli anni. I basidiomi hanno una crescita molto rapida raggiungendo, nell’arco di pochi giorni, dimensioni e peso notevoli.
Commestibilità
Ottimo e ricercato commestibile con l’accortezza di utilizzare le parti carnose di esemplari molto giovani. Viene consumato fritto in padella o conservato sott’olio o sotto aceto.
Foto: Raffaele Mininno
Caratteri differenziali
Specie simili
Differisce per i singoli cappelli di dimensioni minori con forma irregolarmente circolare ed imbutiformi.
· Meripilus giganteus (Pers. : Fr.) Karst. (1882)
Differisce per i singoli cappelli che si presentano coriacei, con dimensioni maggiori, superficie bruno-rossastra, ruvida e zonata, tendente, come la zona imeniale, ad annerire verso la maturazione ed al tocco.
Coltivazione
La coltivazione intensiva della specie si concentrò prima nel territorio giapponese negli anni 80, poi fu diffusa nelle altre nazioni orientali, inizialmente per scopi alimentari e, successivamente, considerato il notevole uso locale, anche per fini medico-terapeutici, raggiungendo, oggi, una produzione annuale considerevole.
Foto: Nicolò Oppicelli
Proprietà terapeutiche
Note e curiosità
Per la sua particolare crescita in gruppo che ricorda, nell’insieme, la conformazione della coda lanuginosa di una gallina che cova, viene comunemente chiamato, dalle popolazioni anglosassoni, “hen of the wood” ovvero “Gallina dei boschi” o anche, ma in maniera meno frequente, “sheep’s head” (testa di pecora) [Cazzavillan S., 2011].
E’ una specie, come già detto, che può raggiungere peso e dimensioni notevoli. Le testate giornalistiche nazionali hanno più volte dato notizia di ritrovamenti eccezionali anche se riteniamo che per errata determinazione della specie erano spesso da riferirsi a Meripilus giganteus.
Angelo Miceli
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(1) E’ solo una delle versioni che circolano nei paesi orientali; altra versione riconduce alla forma del fungo che, nel suo insieme, appare come una nuvola di farfalle danzanti [Cazzavillan S., 2011].
(2) Polipori, gruppo informale estremamente eterogeneo e polifiletico (quando le specie inserite nel gruppo non discendono da un unico antenato), che ospita specie fungine caratterizzate da imenoforo a tubuli non asportabile dalla carne soprastante con la quale forma un insieme strettamente omogeneo; i pori, a seconda delle varie specie, possono essere di forma regolare, arrotondata o irregolare e più o meno allungata. Nel gruppo trovano posto tanto basidiomi privi di gambo (sessili) quanto muniti di gambo (stipitati) che, in tal caso, può essere posizionato centralmente o lateralmente [Boccardo F. e altri, 2008; Miceli A., 2018].
(3) Carie bianca, Patologia tipica di numerose culture arboree anche da frutto causata dalla penetrazione del micelio di diverse poliporacee che inserendosi attraverso lesioni o ferite della corteccia raggiunge rapidamente il legno dell’albero ospite che imbrunisce, perde la propria consistenza diminuendo di volume e con formazione di cavità interne [Goiadanich G., 1975].
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Bibliografia
Angeli Pierluigi, 2010: I funghi della medicina popolare tradizionale e contemporanea. Annali Micologici A.G.M.T. Anno 2010 n. 3: 30-39. A.G.M.T. (Associazione Gruppi Micologici Toscani), Settignano (FI). I
Bernicchia Annarosa, 2005: Polyporaceae s. l.. Edizioni Candusso, Alassio (SV). I
Bissanti Guido, Grifola frondosa. In Un Mondo Ecosostenibile. http://antropocene.it/2019/01/12/grifola-frondosa/
Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca, 2008: Funghi d’Italia. (ristampa 2013). Zanichelli, Bologna. I
Bonazzi Ulderico, 2003: Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. I
Buda Andrea, 2017: I funghi degli Iblei. Vol. 2. A.M.B. Gruppo di Siracusa. Siracusa. I
Cazzavillan Stefania, 2011: I funghi medicinali – dalla tradizione alla scienza. Nuova Ipsa Editore Srl, Palermo. I
Consiglio Giovanni, Papetti Carlo - 2003: Atlante Fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 2 (prima ristampa). A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. I
Consiglio Giovanni, Papetti Carlo - 2009: Atlante Fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 3. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. I
Goidànich Gabriele, 1975: Manuale di patologia vegetale. Vol. II. Edizioni Agricole, Bologna. I
Illice Mirko, Tani Oscar, Zuccherelli Adler, 2011: Funghi velenosi & commestibili. Manuale macro-microscopico delle principali specie. Tipoarte Industrie Grafiche. Ozzano Emilia (BO). I
Lavorato Carmine, Rotella Maria, 2004: Funghi in Calabria. Guida per il riconoscimento delle specie. Raccolta e commercializzazione, Tutela ambientale e sanitaria. Edizioni Pubblisfera . San Giovanni in Fiore (CS).
Matteucci Sergio, 2019: I giganti del sottobosco. Micoponte – Bollettino del Gruppo Micologico Massimiliano Danesi, n. 12: 7 - 13, Ponte a Moriano (LU). I
Miceli Angelo, 2018: Inonotus hispidus. Passione Funghi & Tartufi. Novembre 2018 n. 88: 40 – 43. Erredi Grafiche Editoriali, Genova. I - Consultabile anche in “ADSeT/Momenti Culturali/Angelo Miceli” (https://www.adset.it/articoli/angelo-miceli/)
Oppicelli Nicolò – 2012: I funghi e i loro segreti. Erredi Grafiche Editoriali, Genova. I
Phillips Roger - 1985: Riconoscere i funghi. Istituto Geografico De Agostini, Novara. I
Sitografia
Acta Plantarum (ultima consultazione, marzo 2020): Etimologia dei nomi botanici e micologici e corretta accentazione. https://www.actaplantarum.org/
A.M.I.N.T. (Associazione Micologica e Botanica) (ultima consultazione, marzo 2020): Grifrola frondosa. https://www.funghiitaliani.it/
IF (ultima consultazione, marzo 2020): Indexfungorum database. www.indexfungorum.org
Micologia Messinese (ultima consultazione, marzo 2020): http://www.micologiamessinese.it
MB (ultima consultazione, marzo 2020): Mycobank database. Fungal databases, Nomenclature e Special Banks. www.mycobank.org
Quotidiano piemontese, https://www quotidianopiemontese.it/
Un Mondo Ecosostenibile (ultima consultazione, marzo 2020): http://antropocene.it/
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