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Indice Funghi

 

Generi Macrolepiota e Chlorophyllum

Macrolepiota excoriataMacrolepiota fuligineosquarrosaMacrolepiota heimiiMacrolepiota konradiiMacrolepiota mastoidea,  Macrolepiota procera e var. pseudoolivascens,  Macrolepiota fuliginosaChlorophyllum molybditesChlorophyllum rachodesChlorophyllum olivieriChlorophyllum venenatum.

 

Macrolepiota procera (Scop.) Singer
Mazza di  tamburo - Bubbola maggiore - Ombrellino

Macrolepiota procera   Macrolepiota procera   Macrolepiota procera

Cappello: 15-30 cm, inizialmente ovoidale, poi campanulato, infine piano-convesso, con umbone ottuso. Cuticola negli esemplari chiusi unita, liscia, di colore bruno, poi dissociata in grosse squame irregolari di colore bruno-nocciola, più diradate verso il margine e con umbone che rimane unito. Margine rivolto verso il basso, sfrangiato e con fiocchi del velo parziale.

Lamelle: alte, abbastanza fitte, con numerose lamellule, libere e provviste di collarium. Inizialmente bianche poi color crema o con toni rosati.

Gambo: 20-40 x 1,5-3 cm, cilindrico con base bulbosa, tipicamente decorato al disotto dell'anello da bande zebrate bruno-ocracee, liscio sopra l'anello, cavo. Anello doppio, mobile con il margine lacerato, all'esterno bruno ocraceo, all'interno biancastro.

Carne: Abbastanza spessa, soffice, bianca nel cappello e nel gambo, soffusa di ocra rossastro nella corteccia della base del gambo, soprattutto in vecchiaia. Odore leggero, gradevole, sapore dolce,  di nocciola nell'anello.

Habitat: cresce ubiquitaria presso latifoglie e conifere ma anche in campi incolti, dalla primavera all'autunno.

Microscopia: Spore color crema in massa, lisce, ellissoidali, con poro germinativo evidente, 14-20 x 9-11 µm.

Commestibilità: Buon commestibile cotto adeguatamente (vedi ricette).

Macrolepiota procera

Note: Macrolepiota procera si distingue, insieme alle relative varietà, per il gambo squamato-zigrinato di bruno, l'anello ampio e doppio, la carne bianca non virante.

 

Macrolepiota procera var. pseudoolivascens Bellù & Lanzoni
Mazza di  tamburo - Bubbola maggiore

Macrolepiota_procera_pseudoolivascens.

Cappello: 10-20 cm, inizialmente conico-campanulato poi da convesso a ± piano, con l'umbone assente o appena accennato. Cuticola negli esemplari chiusi unita, liscia, di colore ocra-bruno, poi bruno fuligginoso. Fuori dell'area discale dissociata in grosse squame di colore ocra-bruno, bruno verde su fondo biancastro, fortemente diradate verso il margine. L'umbone fuligginoso verdastro sbiadisce su toni bruno ocracei ± estesi in vetustà.

Lamelle: alte abbastanza fitte con numerose lamellule provviste di collarium. Inizialmente bianche poi leggermente crema, infine con toni rosati. Filo intero concolore, tendente ad arrossare in vecchiaia.

Gambo: 18-25 x 1,5-2 cm, cilindrico con base bulbosa di 2,5-3,5 cm, separabile, all'inizio biancastro soffuso di bruno fuligginoso che imbrunisce con la manipolazione, poi striato da squame fibrillose brune-ocracee, più scure e di maggiori dimensioni nel terzo inferiore. Anello doppio, mobile con il margine lacerato, all'esterno bruno ocraceo, all'interno biancastro.

Carne: Abbastanza spessa, soffice, nel cappello bianca, nel gambo bianca ma quella corticale soffusa di ocra rossastro con tonalità più cariche verso la base, inodore.

Habitat: cresce presso Lecci ma anche in boschi misti con pino, corbezzolo ed erica arborea. Comune sui Monti Peloritani cresce differenziata rispetto alla var. procera in periodi più siccitosi.

Microscopia: Spore color crema in massa.

Commestibilità: Buon commestibile ben cotto (vedi ricette).

 

Note: Macrolepiota procera var. pseudoolivascens differisce dalla Var. procera per il gambo ed il cappello che si macchiano di verdastro allo strofinio o in vecchiaia e per il viraggio della carne e delle lamelle al rosato. Si distingue da Macrolepiota olivascens per l'arrossamento che accompagna il viraggio ai toni verdastri, per le lamelle bianche o debolmente rosate (mai inverdenti come in M. olivascens) e la sporata color crema e non rosa. Inoltre l'areale di crescita è quello mediterraneo (Quercus ilex), mentre quello della M. olivascens è alpino.

 

= Macrolepiota fuliginosa (Barla) Bon (1977)
Macrolepiota procera var. fuliginosa (Barla) Bellù & Lanzoni (1987)
Macrolepiota procera f. fuliginosa (Barla) Vizzini & Contu (2011)

 

Macrolepiota fuliginosa    Macrolepiota fuliginosa   Macrolepiota fuliginosa

Note:  Macrolepiota procera var. fuliginosa si distingue: per l'aspetto grigio fuligineo, per le squame del cappello disposte irregolarmente, più rade al margine e che lasciano intravedere la sottostante carne pelosa di colore chiaro; per la carne tendente lentamente ad arrossare e poi imbrunire; per il gambo screziato trasversalmente da decorazioni bruno scure, piuttosto fitte e poco pronunciate, che con l'età, a causa del generale imbrunimento, tendono a farsi molto meno evidenti, così che il gambo assume una uniforme tonalità bruno-nerastra; per il bulbo basale fortemente rigonfio, per l'habitat mediterraneo.

Macrolepiota fuliginosa

 

 

Macrolepiota excoriata (Schaeff.) Wasser
Bubbola minore

Macrolepiota excoriata

Cappello: 4-10 cm. da emisferico a conico-campanulato, infine espanso umbonato, di color crema paglierino o nocciola pallido, con disco più scuro. Pellicola dissociata in squamette e scorticata all'orlo.

Lamelle: libere, fitte, con taglio frangiato, di colore bianco.

Gambo: 3-7 x 1 cm, cilindrico, assolutamente glabro, bianco, cavo, leggermente bulboso, diritto o curvo. Anello: membranoso, ripiegato due volte, mobile, persistente o fugace, con bordo frangiato.

Carne: bianca, di odore e sapore gradevole di nocciola.

Habitat: cresce nei pascoli, nei prati, al margine dei boschi, dalla primavera all'autunno, isolata o gregaria. Diffusa nelle praterie dei Nebrodi, presente ma meno diffusa sui Peloritani.

Microscopia: spore lisce, jaline, ellissoidi, con poro germinativo, 15-17 x 8-9 µm. Basidi claviformi, 35-40 x 10-12 µm, tetrasporici. Senza giunti a fibbia.

Commestibilità: Buon commestibile ma di scarsa carnosità. Da evitare per la facile confusione con le piccole Lepiote velenose.

 

Note: Macrolepiota excoriata si riconosce per il cappello di piccole dimensioni, la cuticola liscia o appena feltrata, bruno-nocciola chiaro, presto tipicamente dissociata a stella su sfondo crema; il gambo bianco, nudo o appena feltrato, l'anello semplice, ripiegato. Specie simile Macrolepiota konradii di taglia maggiore, con desquamazione del cappello più evidente e ripiegata in su, gambo screziato da fini squamule brune e con anello largo e bruno nella parte inferiore.

Per le piccole dimensioni si avvicina alle piccole Lepiote velenose, quali Lepiota brunneoincarnata o simili, preferibile quindi evitare il consumo per non incorrere in conseguenze mortali.

 

 

Macrolepiota fuligineosquarrosa Malençon

 

Macrolepiota fuligineosquarrosa  Macrolepiota fuligineosquarrosa

Cappello: 6-12 cm, emisferico, poi campanulato, infine quasi appianato, con umbone ottuso poco pronunciato. Rivestimento pileico formato da una spessa cuticola cotonosa, esternamente appressata in un sottilissimo strato, di colore bruno-fuliggineo, che resta unito al disco e dissociato verso la periferia in dense squame concentriche, con apice eretto o retroflesso, più rade al margine. Squame brune facilmente caduche, che lasciano scoperto il sottostante strato cuticolare, cotonoso, ocraceo, al margine lacerato fino alla carne bianca e che deborda l'orlo rendendolo sfrangiato.

Lamelle: libere, fitte, con lamellule di varia lunghezza, inserite in un collarium, color crema.

Gambo: 7-12 x 0,8-1,2 cm. fistoloso, liscio, di colore biancastro o sfumato di grigio fumo a partire dalla base, anche molto scuro, alle volte con cortex screpolata o frammentata; base con bulbo poco ampio, con presenza di radichette miceliari bianche. Anello: mobile, ingrossato ma non doppio, a braccialetto, con un bordino bianco che delimita la parte inferiore, allargato e sfilacciato nella parte superiore.

Carne: sottile, bianca immutabile, di odore e sapore gradevole.

Habitat: comune in ambiente mediterraneo con querce, compare in autunno a stagione avanzata.

Microscopia: Spore lisce, ellissoidali, destrinoidi, con poro germinativo evidente, 14-16,5 x 8-10 µm. Basidi claviformi tetrasporici, a contenuto granulare, 40-55 x 12-17 µm.

Commestibilità: commestibile ma carne poco consistente.

 

Note:  Macrolepiota fuligineosquarrosa si riconosce per le dimensioni medie, il gambo privo di zebrature, biancastro o sfumato di grigio fumo, l'anello ingrossato ma non doppio ed il cappello densamente ricoperto da scure squame erette, caduche.

A prima vista può essere scambiata per una piccola Macrolepiota procera, (vedi sotto) che però possiede gambo vistosamente zebrato ed anello doppio.

Macrolepiota mastoidea (vedi sotto) ha desquamazione del cappello simile ma possiede un umbone pronunciato.

In vecchiaia, quando priva delle squame scure, può rassomigliare a Macrolepiota phaeodisca. che possiede gambo tozzo, più corto del diametro del cappello e zona discale molto scura, nerastra.

Può anche essere scambiata con Lepiota aspera non commestibile o con una delle piccole Lepiote velenose quali la Lepiota brunneoincarnata.

 

 

Macrolepiota heimii  Locquin ex Bon
= Macrolepiota excoriata var. heimii (Locq. ex Bon) E. Ludw., (2012)
Leucocoprinus heimii Locq.

 

Macrolepiota heimii

Cappello: 5-12 cm, inizialmente globoso, poi convesso ed infine piano, con umbone centrale, ocraceo-pallido, poco pronunciato. Cuticola liscia, leggermente feltrata nel giovane, bianca, bianco-crema, ocra chiaro in vecchiaia, talora con maculature brunastre sparse in periferia; con l'età lacerata, in senso radiale, in squamosità che le danno un aspetto tomentoso-irsuto, specie al margine che è spesso lacerato e molto sfrangiato.

Lamelle: libere, piuttosto fitte, con collarium, bianche, poi bianco-crema, con filo lievemente crenato o imbrunente a maturità.

Gambo: 6-12 x 1-1,4 cm, cilindrico, con base progressivamente bulbosa, bianco, bianco-sporco, liscio sopra l'anello, lievemente tomentoso-pubescente al di sotto, a manipolazione si macchia di ocra-brunastro. Anello semplice, ascendente, mobile, bianco, con il bordo sfrangiato.

Carne: Consistente, bianca immutabile, appena ocra-rossastra alla base. Odore e sapore leggero di nocciole.

Habitat: Specie graminicola, rara, cresce a gruppi, in autunno in prati e pascoli. [Floresta (ME) - Nebrodi]

Microscopia: Spore 12-16 x 7-10 µm, ellittico-allungate, poro germinativo prominente, destrinoidi, endoperidio metacromatico, con blu di cresile. Basidi tetrasporici, claviformi. Cheilocistidi difformi, fusiformi o sub-lageniformi. Epicute formata da fasci di ife claviformi; giunti a fibbia assenti o rari a livello dell'anello.

Commestibilità: Non nota, può essere stata consumata ma se ne sconsiglia il consumo per la sua rarità e per possibili confusioni con le Amanite bianche velenose.

 

Note: specie poco diffusa, Macrolepiota heimii si distingue per il cappello bianco o biancastro, appena soffuso di ocra al centro, la cuticola liscia da giovane e finemente squamosa al margine a maturazione.

Molto simile a Macrolepiota excoriata con la quale è stata sinonimizzata, ne differisce, a livello varietale, per la colorazione biancastra e per la mancanza dell'ampia calotta a stella.

Differisce da Leucoagaricus leucothites (Lepiota naucina) per le spore molto più grandi, per il poro germinativo evidente e per il cappello finemente squamuloso, molto pallido, il margine nettamente fimbriato, il lieve imbrunimento al tocco e per non avere mai dei riflessi o toni rosati sulle lamelle.

 

Macrolepiota konradii (Huijsman ex Orton) Moser
= Macrolepiota mastoidea var. konradii (Huijsman ex P.D. Orton) Blanco-Dios, Tarrelos
Macrolepiota procera var. konradii (Huijsman ex Orton) Gminder

 

 Macrolepiota konradii   Macrolepiota konradii

  Macrolepiota konradii

Macrolepiota konradii

 

Cappello: 5-13 cm, inizialmente conico-convesso, emisferico, poi campanulato, infine piano-convesso, con umbone pronunciato. Cuticola di colore bruno-grigiastra, più carico al disco, dissociata a stella in grosse squame rivolte in su, facilmente separabili dal fondo feltrato-irsuto, biancastro, in evidente contrasto.

Lamelle: libere, separate dal gambo da un collarium, fitte, biancastro-crema, imbrunenti con l'età.

Gambo: 7-15 x 0,6-1,5 cm, claviforme con base bulbosa, liscio e bianco sopra l'anello, al disotto con superficie screpolata in fini squamette appressate di colore nocciola. Anello semplice, membranoso, con margine doppio, grigio-bruno, bruno nella faccia inferiore.

Carne: soda, bianca, alle volte leggermente arrossante nella corteccia del gambo. Odore e sapore gradevoli.

Habitat: cresce dalla tarda estate all'autunno, isolata o in gruppi, nei pascoli o ai bordi dei boschi aperti di latifoglie o misti. Trovata sui Nebrodi.

Microscopia: Spore biancastre in massa, ellittiche od ovoidali, lisce con poro germinativo prominente, 12-16,5 x 7,5-9 µm. Cheilocistidi clavati o subfusiformi, anche settati.

Commestibilità: Buon commestibile.

 

Note:  Macrolepiota konradii si distingue per il contrasto della desquamazione del cappello a forma di stella su sfondo bianco, le squame facilmente staccabili e rivolte in su; il gambo brunastro pallido con anello con bordo e faccia inferiore bruno grigio.

Specie simili: M. excoriata di taglia inferiore, con desquamazione del cappello meno scura ed evidente e gambo solo pruinoso feltrato;

Macrolepiota mastoidea con la quale è stata sinonimizzata differisce, a livello varietale, per le squame del cappello molto fitte e per l'umbone acuto persistente.

 

 

Macrolepiota mastoidea (Fr.) Singer
Macrolepiota rickenii (Velen.) Bellù & Lanzoni
Macrolepiota affinis (Velen.) Bon

 

Macrolepiota mastoidea   Macrolepiota mastoidea

Macrolepiota mastoidea

Cappello: 6-18 cm, inizialmente globoso con umbone prominente, poi conico campanulato, infine piano convesso, sempre con umbone pronunciato, mammellonato. Cuticola inizialmente unita, color nocciola o ocra, poi dissociata in piccole squame, più rade verso il margine, con sfondo sericeo color crema; la zona umbonale resta unita, a contorno irregolare. Margine eccedente, feltrato.

Lamelle:  fitte, con lamellule, fragili, libere, separate dal gambo da un collarium. Filo intero concolore.

Gambo: 14-20 x 0,8-1,5 cm, cilindrico, slanciato, con bulbo basale poco accentuato, facilmente separabile dal cappello, pieno, poi cavo, di colore  crema pallido, ricoperto da screziature ocra brunastre, formate da una fine punteggiatura. Anello semplice ma robusto, bianco sulla faccia superiore, ocraceo sulla faccia inferiore, finemente frangiato al margine.

Carne: soda, biancastra, immutabile, talvolta brunastra alla base del gambo. Sapore gradevole di nocciola.

Habitat: cresce gregaria, dall'estate all'autunno, nei boschi, nelle schiarite, nei prati.

Microscopia: Spore biancastre in massa, ellissoidali, lisce, binucleate, con piccolo apicolo e con poro germinativo ricoperto dal callo lenticolare; destrinoidi, metacromatiche, 12-16 x 8-9,5 µm. Cheilocistidi clavati o subfusiformi.

Commestibilità: Buon commestibile.

 

Note:  Macrolepiota mastoidea si distingue per il cappello decorato da fini squamette, con un umbone mammellonato, il gambo con screziature puntiformi ocracee ed anello semplice.

Esiste una M. mastoidea var. coccineobasalis Locquin ex Bon che ha un gambo  soffuso di decorazioni rosso-vinose, soprattutto verso la base, carne bianca e immutabile, bruna rossastra nella corteccia ed alla base del gambo, taglia inferiore e meno slanciala del tipo, lamelle da vecchie maculate di bruno-rossastro.

 

Genere Chlorophyllum
Specie distinte da Macrolepiota per le spore e le lamelle dal colore verde.

Analisi molecolari hanno indicato che le specie del complesso "rachodes" sono lontane da Macrolepiota e vicine al Genere Chlorophyllum, per cui sono state inserite in questo Genere.

 

Chlorophyllum molybdites (G. Mey.) Massee
Macrolepiota molybdites (G. Mey.) G. Moreno, Bañares & Heykoop

 

Chlorophyllum molybdites   Chlorophyllum molybdites    Chlorophyllum molybdites

Chlorophyllum molybdites   Chlorophyllum molybdites

Chlorophyllum molybdites

 

Cappello: 7-16 cm, emisferico, poi convesso, infine espanso, con umbone poco pronunciato. Cuticola asciutta, feltrata, biancastra o crema, facilmente virante all'ocra ove manipolato, con la zona discale ricoperta da squame ocra brunastre poco espanse in periferia. Orlo frastagliato con qualche residuo del velo parziale.

Gambo: 5-14 x 1-1,5 cm, cilindrico con base poco ingrossata, fibroso, tenace, farcito, poi fistoloso, superficie liscia, bianca, tendente ad imbrunire a partire dalla base oppure ove manipolato, eterogeneo col cappello, inserito con un collarium che al distacco si macchia di verde-bruno. Anello a braccialetto, doppio, scorrevole, bianco, poi beige, tendente ad imbrunire nella faccia inferiore.

Lamelle: libere al gambo, fitte, con numerose lamellule, di colore crema verdognolo, poi verde sempre più scuro, grigio-verde, verde-bruno. Filo concolore, bruno-verde se manipolato.

Carne: nel cappello soffice, tenera, bianca o crema, al taglio arrossa lievemente poi imbrunisce, soprattutto alla base gambo. Sapore gradevole, odore leggero.

Habitat: specie subtropicale, rara in Italia, cresce sui litorali tra l'erba di terreni sabbiosi, anche in zone urbane e sulle spiagge.

Raccolte: segnalato più volte in Sicilia, in particolare a Giarre (CT), è stato ritrovato in diverse postazioni del comune di Messina. Exsiccatum in erbario personale.

Commestibilità: Tossico, provoca grave sindrome gastrointestinale a media latenza (2-4 ore) o sindrome Morgana (Morganismo).

Microscopia: Spore verdine in massa, lisce, da ovali a ellittiche, con evidente apicolo laterale, una grossa guttula centrale ed un poco evidente poro germinativo, cianofile;

nostre misure: (7.3) 8.2 - 10.3 (11.4) x (6) 6.7 - 7.6 (8.1) µm
Q = (1.1) 1.2 - 1.4 ; N = 40
Me = 9.4 x 7.1 µm ; Qe = 1.3.

Basidi tetrasporici. Cistidi piriformi.

spore Chlorophyllum molybdites

Note: Chlorophyllum molybdites si distingue per il cappello poco squamato, il gambo bianco, liscio, bruno alla manipolazione, non o poco bulboso, le lamelle presto verde oliva, la carne arrossante e poi imbrunente, la zona di distacco del gambo dal cappello presto colorata di bruno, spore verdine in massa. 

Specie simili:

Chlorophyllum brunneum che possiede cappello decorato da grandi squame, gambo con grosso bulbo marginato alla base, anello semplice e lamelle imbrunenti ma non inverdenti, carne arrossante, spore non verdi ma bianche in massa.

Chlorophyllum rhacodes possiede squame del cappello grandi e poligonali, margine debordante, lamelle non inverdenti, anello complesso, doppio, bulbo ingrossato ma non marginato, un forte viraggio al rosso, cheilocistidi sferopeduncolati, spore bianche in massa.

 

Chlorophyllum rachodes (Vittad.) Vellinga
Macrolepiota rachodes var. rachodes (Vittad.) Singer
Lepiota rachodes (Vittad.) Quél.
Agaricus rhacodes Vittad.
Lepiota rhacodes ss. Aut. = nome errato

 

Macrolepiota Chlorophyllum rachodes   Macrolepiota Chlorophyllum rachodes

Chlorophyllum rachodes in habitat

 

Macrolepiota Chlorophyllum rachodes

Particolare dell'anello e viraggio a 3 gg dalla raccolta

 

Cappello: 6-20 cm, inizialmente subgloboso, poi largamente convesso, infine piano, anche leggermente depresso al centro, non umbonato; rivestimento pileico bruno ocraceo, inizialmente liscio, unito, poi lacerato in squame grandi, poligonali non sovrapposte e circondate dai filamenti dello sfaldamento della carne sottostante, che appare bianca ma in vecchiaia tende a scurire, come gli apici delle squame che tendono a scurire alla manipolazione fino al nerastro; calotta centrale poco ampia che permane unita; margine grosso, fioccoso, fimbriato, eccedente.

Gambo: perfettamente liscio, senza squame o zebrature, bianco ma imbrunente, internamente cavo ma cotonoso, quasi sempre più corto del diametro del cappello, 6-15 x 1,5-2,5 cm, ingrossato alla base in un grosso bulbo fino a 6 cm, inizialmente rotondo, non marginato, poi allungato e più claviforme. Anello imbutiforme, complesso, ingrossato e con margine doppio, frangiato.

Lamelle: libere, distanti dal gambo, larghe, fitte, con lamellule numerose, bianche, poi crema, un po' arrossanti, talora con filo brunastro.

Carne: compatta, bianca al taglio ma presto giallastra e poi arrossante, infine lentamente imbrunente verso il bruno vinoso. Odore sgradevole, sapore cattivo.

Habitat: cresce in autunno in zone erbose o tra il fogliame, in orti, giardini, fossati, in terreno particolarmente ricco di humus, e sostanze azotate, alle volte in cespi riuniti alla base.

Commestibilità: certamente tossica poco cotta, da non consumare per la facile confusione con Chlorophyllum venenatum.

Microscopia: spore ellissoidi con estremità arrotondata o troncata e poro germinativo generalmente stretto, poco evidente, 8,8-12,7 x 5,4-7,9 µm, Me = 9,5-10,7 x 6,2-7,4 µm. Q = 1,3-1,8 (1,95) Qe = 1,45-1,6.

Basidi clavati, bisporici e tetrasporici, 25-40 x 9-12 µm.

Cheilocistidi generalmente sferici o largamente clavati, sferopeduncolati e spesso catenulati 10-38 x 8,5-25 µm (Vedi tavola Vellinga 2008).  Giunti a fibbia presenti alla base di basidi e cistidi.

spore Macrolepiota Chlorophyllum rachodes   spore Macrolepiota Chlorophyllum rachodes   Microscopia Macrolepiota Chlorophyllum rachodes   Microscopia spore Macrolepiota Chlorophyllum rachodes

Note:  Cholophyllum rachodes è caratterizzata da grandi dimensioni, la cuticola inizialmente intera e poi dissociata  in grandi squame poligonali a disposizione abbastanza larga e non sovrapposta,  in contrasto con la sottostante carne bianca;  possiede un anello complesso a doppia corona; la base del gambo è bulbosa ma non marginata; Cheilocistidi generalmente sferici con peduncolo di forma assottigliata, spesso catenulati, spore con un apice tronco o arrotondato.

Il viraggio della carne, ± rosso, rosso-bruno, si è notato dipende dalle condizioni degli esemplari esaminati e spesso è sovrapponibile a quello delle altre specie.

Chlorophyllum brunneum, molto simile a rachodes, possiede analoga desquamazione del cappello ma si distingue sostanzialmente per il gambo con bulbo marginato, anello semplice, senza doppia corona, cheilocistidi da strettamente clavati a clavati, spore quasi sempre con apice tronco.

Chlorophyllum olivieri differisce per le squame di uno scialbo colore grigio olivaceo, che non contrastano con lo sfondo, per il gambo poco bulboso e con anello meno complesso e per le spore leggermente più piccole: (7,5) 8-10 x 5,5-7 µm.

Chlorophyllum venenatum differisce per l'anello semplice ed il bulbo marginato, caratteristiche analoghe a C. brunneum, ma C. venenatum non possiede giunti a fibbia alla base di basidi e cistidi e possiede cheilocistidi clavati.

Macrolepiota rachodes

Tavola originale del Vittadini

 

Note storiche: descritta accuratamente come "Agaricus rachodes" dal Vittadini in "Funghi mangerecci più comuni dell'Italia" e de' velenosi che possono co' medesimi confondersi (1835)", venne successivamente trasferita nei Generi Lepiota, Macrolepiota ed infine inserita in Chlorophyllum.  Nelle descrizioni susseguitesi negli anni venne da molti autori modificata la sua descrizione ad iniziare dal nome riportato erroneamente come rhacodes. Ciò a causa delle diverse varietà con le quali è stata erroneamente confusa. Else C. Vellinga 2003 e succ., con approfonditi studi, ha esaminato tutte le exsiccata originali del gruppo, individuando i caratteri microscopici e macroscopici per la corretta delimitazione delle specie di questo complesso, indicato le errate interpretazioni e redatta una chiave per la determinazione delle specie. Escono così di scena la var. bohemica e hortensis, invalide per mancanza di diagnosi latina ma ritenute anche semplici sinonimi posteriori di  Lepiota brunnea = Chlorophyllum brunneum, per l'analogia dei cheilocistidi, mentre molte delle raffigurazioni in letteratura sono da ricondurre sia a brunneum che a rachodes (vedi errate interpretazioni).

Rivalutata la Lepiota olivieri di Barla = Chlorophyllum olivieri (vedi scheda seguente):  da analisi molecolare risultata specie separata, e comunque ben distinguibile anche macroscopicamente, mentre era opinione diffusa che fosse un sinonimo posteriore di Lepiota rachodes.

Macrolepiota venevata considerata specie dubbia e sinonimizzata con Cholophyllum brunneum successivamente è stata considerata specie valida ed anch'essa inserita nel Genere Chlorophyllum (C. Lange & Vellinga 2008). Alcune delle raffigurazioni già indicate come Chlorophyllum brunneum potrebbero riferirsi a questa specie.

 

 

 

Chlorophyllum olivieri (Barla) Vellinga,(2002)

Macrolepiota rachodes f. olivieri (Barla) de Kok, in Kok & Vellinga, (1998)

Macrolepiota olivieri (Barla) Wasser, (1980)

Macrolepiota rachodes var. olivieri (Barla) Barla, (1889)

Lepiota olivieri

 

Chlorophyllum olivieri

Tavola del Barla in Flore Mycologique des Alpes Maritimes 1888.

 

Chlorophyllum olivieri

Esemplari in foto trovati sui monti Peloritani nei pressi di un ovile.

Cappello: 10-13 cm, prima arrotondato convesso, poi spianato e anche un po' depresso, biancastro, lavato di fulvo al centro, ricoperto da squame fibrillose, appressate, bruno fulve; margine ondulato, frangiato, biancastro.

Gambo: 12-15 x 1-2 cm e più, subcilindrico, un po' assottigliato in alto, gonfio alla base, liscio, finemente fibrilloso, bianco o biancastro, farcito, poi cavo. Anello morbido, cotonoso, bianco, caduco.

Lamelle: larghe, arrotondate, sporgenti, distanti dal gambo, morbide, sottili, fitte, di un bianco cera giallastro.

Carne: morbida, tenera, gustosa, bianca, diventando rosso mattone o carne all'aria, infine bruno. Odore discreto, gradevole, fungino.

Habitat: su detriti di foglie morte e letame.

Microscopia: Spore bianche.

Commestibilità: non commestibile.

Descrizione tratta da Flore Mycologique Illustrée des Alpes Maritimes - J. B. Barla - 1888.

 

Note: Lepiota olivieri è stata ritenuta un sinonimo di Lepiota rachodes da diversi autori, ad iniziare dal Bresadola, e molte illustrazioni considerate Lepiota rachodes mostrano invece questa specie. Analisi molecolari hanno dimostrato che è una specie diversa e ben caratterizzata ed è stata ricombinata in Chlorophyllum olivieri. Possiede una desquamazione vicina a Macrolepiota puellaris (= Leucoagaricus nympharum) ma è più scura, possiede bulbo basale poco pronunciato, anello ingrossato e spore piccole (8-10 x 4,5-6,5 µm) senza poro germinativo evidente, cheilocistidi da sferopeduncolati a ovoidi, alle volte concatenati.

 

 

Chlorophyllum venenatum (Bon) C. Lange & Vellinga (2008)
Macrolepiota venenata 
Bon (1979)
Macrolepiota rhacodes var. venenata (Bon) Gminder (2003)

 

Chlorophyllum venenatum Macrolepiota venenata

Cappello: 6-15 cm, da semisferico a convesso, poi spianato, con largo umbone poco pronunciato. Cuticola inizialmente liscia, rosato brunastra, presto lacerata in grosse squame, disposte disordinatamente, poi radiali o parzialmente concentriche, di colore brunastro con zone di lacerazione bianche, lanuginose. Zona discale intera, ben delimitata, concolore alle squame ma con toni più carichi. Margine debordante, fimbriato.

Gambo: 6-12 x 1-2,5 cm, tarchiato, cilindrico o clavato, anche flessuoso, liscio, in vecchiaia finemente striato, bianco, virante al bruno-rossastro alla manipolazione, fistoloso, con un grosso bulbo basale (vedi bulbi) da turbinato a marginato.

Anello relativamente semplice, infero, biancastro, macchiato di bruno nelle zone di separazione, con bordo lanuginoso.

Lamelle: libere, fitte, ampie, bianche, poi crema, arrossanti al tocco.

Carne: compatta, pesante, bianca, leggermente rosso-vinosa al taglio, soprattutto nel gambo, presto brunastra. Odore cattivo.

Habitat: poco comune, cresce cespitosa o in numerosi gruppi, spesso associata ad Ortica e Falsa Ortica. Esemplari in foto rinvenuti in un bosco diradato di querce in una depressione concimata, nei pressi di Patti (ME) a 250 m. s.l.m. Trovata anche sui Peloritani.

Microscopia: Spore ovoidali, con parete spessa, con poro germinativo nettamente tronco, metacromatiche, 9-12 µm. Basidi tetrasporici, claviformi; Cheilocistidi clavati o largamente clavati. Giunti a fibbia assenti alla base di basidi e cheilocistidi.

Commestibilità: SERIAMENTE TOSSICA provoca disturbi di tipo gastrointestinali, anche gravi.

 

Note:  Macrolepiota venenata adesso  Chlorophyllum venenatum, a prima vista può essere scambiata per Macrolepiota procera o simili più note come Mazze di tamburo. Da una osservazione più attenta si notano subito le differenze, consistenti nel cappello lanuginoso con squame più irsute, gambo liscio e non zebrato, più corto del diametro del cappello, il bulbo marginato, l'anello semplice e la carne arrossante.

Specie identica a Chlorophyllum brunneum (Farl. & Burt) Vellinga, di origine americana, (Macrolepiota rhacodes var. bohemica) dalla quale si differenzia per le squame, inizialmente fessurate radialmente, poi fibrilloso-fimbriate, appressate, per il margine debordante e fimbriato, per un anello meno semplice, per l'arrossamento della carne  brunastro pallido più lieve di quello rosso-arancio di Chlorophyllum brunneum, per i Cheilocistidi più largamente clavati e soprattutto per l'assenza di giunti a fibbia alla base di basidi e cheilocistidi.

 

 

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